Bazzani: "Fortitudo, promozione difficile. Ma la società è solida e pronta a tutto"

Serie A2 L’ex bomber, grande tifoso dell’Aquila, spinge la Effe. "Paghiamo l’inizio e le numerose sconfitte con Cagnardi"

di GIACOMO GELATI
14 marzo 2025
Serie A2 L’ex bomber, grande tifoso dell’Aquila, spinge la Effe. "Paghiamo l’inizio e le numerose sconfitte con Cagnardi"

Serie A2 L’ex bomber, grande tifoso dell’Aquila, spinge la Effe. "Paghiamo l’inizio e le numerose sconfitte con Cagnardi"

Il concetto che "Nessuna tempesta distruggerà la nostra fede", come recita uno degli striscioni più significativi della Fossa dei Leoni, è forse il faro per chi, come Fabio Bazzani, vive la Fortitudo come una liturgia. E lo fa da anni a bordo campo con grande trasporto emotivo e attenzione ai dettagli. Come solo un uomo di sport, che ha vissuto il campo e la panchina, può fare meglio di chiunque altro.

Bazzani, partiamo dalla trasferta di Avellino. Dopo due mesi si è rivisto Gabriel. "Ha fatto vedere le indiscusse qualità, poi è chiaro che andrà rimesso dentro un sistema per cercare un equilibrio".

Troppi tiri per lui e meno per gli altri? "Diciamo che non so se entreranno sempre 6 triple marcate da 8 metri, ma posso sbagliarmi. Le caratteristiche di un giocatore non le puoi cambiare. Se vuoi le qualità di Gabriel sai anche che toglierai qualcosa agli altri attaccanti e serve trovare una stabilità. Gabriel è straordinario e magari ti farà vincere le partite, ma non sarà funzionale come lo è stato Ogden".

Che campionato ha visto fin qui? "L’A2 di quest’anno è difficilmente prevedibile perché perdi due partite e sprofondi, poi ne vinci due e sei terzo".

Un pronostico? "Ne abbiamo quattro in casa e tre in trasferta a Udine, Forlì e Livorno. Devi provare a far bottino in casa con delle corazzate, anche se non è facile".

Cosa serve? "Andare oltre i problemi fisici, come nell’ultima in casa contro Rieti: cuore oltre l’ostacolo e una vittoria di riconoscenza per il pubblico. Poi, sperando che gli acciacchi ti lascino in pace e con un Gabriel più inserito nei meccanismi te la puoi giocare".

Che posizionamento si immagina? "A mio avviso che arrivi quinta, sesta o settima non fa grande differenza. Il problema è che le cose si sono messe in una certa maniera perché prima hai perso terreno. E dopo non puoi pensare di fare i miracoli".

Fa riferimento al cambio di panchina? "Partiamo col dire che non è un discorso contro Cagnardi. Ma non dimentichiamoci che siamo in questa classifica perché paghiamo l’inizio, non l’oggi della Fortitudo. Caja ci ha dato il 70 percento di vittorie e un impatto clamoroso. Ma è stato un po’ nascondere la polvere sotto il tappeto".

Cioè? "Che si è ritrovato con una squadra non fatta da lui. Di positivo c’è che la società è stata super disponibile a mettere una pezza ogni volta che ce n’era bisogno. Poi sono arrivati i problemi strutturali e gli infortuni".

Tanta sfortuna, non crede? "Quando hai una società così brava e disponibile al momento giusto, a un certo punto devi alzare le braccia e riconoscere che sei stato sfortunato. Tanti infortuni traumatici, tanti interventi chirurgici e una maledizione che ha picchiato nei ruoli nevralgici: Sabatini si fa il crociato, arriva Vencato e si frattura la mano".

E Aradori che ha tenuto tutti col fiato sospeso domenica. "Fortunatamente meno grave del previsto. Se esci da un infortunio così grave, poi il conto si presenta e purtroppo dovevi sapere che avresti avuto Pietro con un’efficienza fisica diversa dall’anno scorso. Poi quest’anno ci ha fatto vedere cose egregie e parliamo di niente: la spiega a tanti, se non a tutti".

La Fortitudo può salire? "Io dico che non è impensabile, assolutamente, però di fatto è una promozione difficile. Che non vuol dire impossibile".

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