Caja: ritorno, sorrisi e promessa solenne: "Fortitudo, ti porto in serie A o me ne vado"
"Mi do un anno e mezzo di tempo. I problemi emersi? Cito Enzo Tortora: dove eravamo rimasti? Promozione sfiorata: ci riproviamo"
"Se non porto la Fortitudo in serie A da qui a un anno e mezzo me ne vado". Allenamento con la squadra al mattina, conferenza al pomeriggio, coach Attilio Caja è carichissimo, deciso a dare tutto se stesso per riportare la Effe nel massimo campionato.
"Il mio pensiero va a Cagnardi, mi ha scritto un messaggio e gli ho risposto con piacere – sottolinea Caja –. Come diceva Boskov gli allenatori si dividono quelli esonerati e quelli che lo saranno, Devis è giovane avrà ancora occasioni per dimostrare il suo valore".
Poi il tecnico biancoblù conferma come è nata la trattativa, partita con la chiamata del suo procuratore, Federico Paci, a un dirigente della Effe e poi da lì è iniziato tutto.
"Con Tedeschi ci siamo visti a metà strada (a Fidenza, ndr) abbiamo parlato, ma ho detto subito sì, rifiutando la possibilità di allenare in serie A (Napoli, ndr) pur di tornare qui. Non potevo dire no a questi tifosi".
Tutto si è ricomposto. "Prendo una frase di Enzo Tortora. Dove eravamo rimasti? E’ quello che ho detto alla squadra. Siamo forti, dobbiamo lavorare partita per partita e cercare di tornare nella posizione in cui eravamo l’anno scorso e se non ci dovessimo riuscire riprovandoci l’anno prossimo. Ci siamo andati vicini, ci dobbiamo riprovare subito e se non dovessi farcela a riportare la squadra in A, in un anno e mezzo, allora, se non mi caccia via prima la società me ne andrò via perché non sarei stato capace di riportare questa società e questi tifosi dove meritano".
Poi Caja svela cosa ha detto alla squadra nel primo allenamento al PalaZola, senza gli infortunati Aradori, ancora una settimana di assenza per lui, Cusin e Sabatini, con quest’ultimo che oggi sarà operato.
"Ho visto la piena disponibilità della società e della squadra, per non parlare dell’affetto dei tifosi. Ai ragazzi ho detto bravi e ho detto loro che siamo solo al 50 per cento del nostro lavoro, dobbiamo lavorare ancora tanto. Sono qui pronto a farmi il mazzo, ma il mio arrivo non è una medicina sufficiente, in campo vanno loro". Un Caja che non ha posto condizioni al ritorno. "Nessuna condizione. Ci sono stati errori, anche miei, magari involontari, ma sempre errori, e anche le cose semplici a volte possono diventare slavine. L’influenza passa veloce. Il mio mal di pancia non era malattia".
Caja sottolinea come non abbia visto nessuna partita della Effe. "Non ho visto nessuna partita della Fortitudo. Sono mentalmente libero, voglio scrivere su un libro bianco un nuovo tema".
Una battuta su Gabriel. "Il tempo può cambiare la tua velocità, ma lui rimane un giocatore importante, con salario e responsabilità importanti e sono molto contento che ci sia".
Per evitare la concomitanza di Bologna-Fiorentina, la sfida con Forlì anticipata a sabato 14 dicembre alle 20,30.
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