Collina, cuore Fortitudo: "Tedeschi, Alibegovic e Caja: valori aggiunti. Un’Aquila così fa sognare"
Il responsabile arbitri Fifa "La corsa promozione è lunga, ma noi ci siamo. Seguo anche il Bologna Fc, è una squadra che diverte ed entusiasma".
Pierluigi Collina, l’arbitro, il responsabile dei fischietti della Fifa e il tifoso Fortitudo. Tre anime, una sola persona. Pierluigi, 63 anni, è a Doha per lavoro, per seguire la Coppa d’Asia. Ma anche quando esercita la sua professione non dimentica una passione coltivata sin da piccolo. Una passione, anzi, un’amore chiamato Fortitudo.
Collina, parliamo di Fortitudo?
"Volentieri".
Da cosa cominciare?
"Dalla parola Grazie, ma proprio con la ’G’ maiuscola. Dobbiamo ringraziare chi ha dato un presente e un futuro a questa società".
A chi pensa, in particolare?
"A Stefano Tedeschi, il presidente. Ha creato un gruppo di persone eccezionali, dando stabilità alla società e assicurando tranquillità alla squadra".
Lei e Tedeschi, venite dallo stesso mondo, quello arbitrale.
"Conosco Stefano da 45 anni. Tutti sanno che è un tifoso Fortitudo da sempre. Ora è la persona perfetta al comando, perché garantisce equilibrio. E poi ci sono altre persone…".
Interrompiamo un attimo il suo ragionamento con una provocazione: più tifoso Fortitudo lei o Tedeschi?
"In questo momento Stefano, sicuramente. Ha un doppio ruolo. Quello del tifoso e quello del presidente. E ha scelto le persone giuste".
E qui ritorniamo al suo pensiero.
"Mi riferivo alla presenza di Alibegovic. Teo ha una peculiarità, credo sia l’unico al mondo a essere entrato con decisione nella storia di una società con una sola partita".
Quella di Reggio Emilia, nel 1992.
"Appunto. Poi ha fatto altre cose buone per la Fortitudo. Ma Reggio resta nella storia".
Poi c’è Caja.
"Che non mi stava simpatico".
Perché?
"Alla guida di Varese o Reggio Emilia, per pensare alle sue ultime esperienze, era un rivale, forse poco simpatico. Ma con quelle caratteristiche che adesso, per lo stesso motivo, lo rendono così amato. Non guarda in faccia a nessuno. Ha dato un’identità precisa alla Fortitudo".
E l’attuale secondo posto.
"Se mi avessero detto, ad agosto, che il bilancio dell’Aquila sarebbe stato di 17 vittorie e 5 sconfitte, al termine della fase regolare, non ci avrei creduto".
Lei segue sempre la Fortitudo?
"Non sono ancora riuscito a venire al PalaDozza, ma con Lnp Pass non perdo una gara. Quando la Fortitudo era a Forlì ero a Gedda, in Arabia. Credo che le mie urla sul principio di fare fallo su Valentini, per evitare il tiro da tre, le abbiano sentite tutti in albergo".
Bilancio che poteva anche essere migliore.
"L’unica partita nella quale abbiamo subito veramente, è stata quella con Verona, all’andata. E poi Udine, senza Aradori e con un’avversaria che faceva sempre canestro da tre".
Serve un addizione per il mercato?
"Non ho voce in capitolo e non sarebbe nemmeno giusto. Non conosco il budget. Siamo un po’ corti, ma ho la massima fiducia in questa società e in chi la guida".
Se le chiediamo un’occhiata al piano di sopra, ovvero la Virtus?
"Sono felicissimo del mio attico. C’è un’ottima visuale…".
Resta la sua assenza al PalaDozza.
"Lo so, mi pesa. Sono sempre in giro".
Ma non perde una gara comunque dell’Aquila.
"Proprio così. Per questo, se possibile, chiederei a chi gestisce Lnp Pass di scegliere telecronisti con maggiore equilibrio. Anche gli ultimi, a Verona, mi sono parsi un po’ sopra le righe".
Lei è sempre in giro per il mondo. Sarebbe l’ideale Fortitudo ambassador.
"Credo ce ne siano altri degni di un ruolo del genere. Ma se me lo chiedessero, sarei molto orgoglioso. Ci sono poche persone che girano come il sottoscritto".
Un’occhiata al calcio?
"Diamola".
Il Bologna per esempio.
"Mi diverte molto. Quando ho l’occasione lo seguo perché gioca davvero bene. Dà spettacolo. E’ un piacere seguirlo".
Se non ci fossero stati alcuni episodi arbitrali contrari – a Torino con la Juve, a Monza, a San Siro con il Milan – forse…
"Non so di che cosa si stia parlando…".
Bene, torniamo alla Fortitudo: possibile la promozione?
"Caja sta facendo il massimo. L’unica squadra che ci ha messo in difficoltà è stata Verona. Poi dall’altra parte osservo Trapani e mi sembra che sia stata costruita con uno spirito diverso. Ma la Fortitudo c’è".
Tedeschi, Alibegovic e Caja, i cardini Fortitudo. E in campo, chi le piace?
"Non farei un nome solo. Perché c’è un bel gruppo. Anche chi lo scorso anno sembrava in difficoltà è cresciuto. C’è un bel clima, lo si avverte. E una bella coppia di stranieri".
Lei tifoso storico, Ogden e Freeman le ricordano qualcuno?
"Per impatto, anche se con caratteristiche diverse, direi Starks e Jordan. Freeman è sicuramente più dinamico di Starks. Ma sotto è una sicurezza. Jordan era più tiratore di Odgen. Ma come filosofia gli stranieri di oggi mi ricordano quei due. Ma torniamo indietro negli anni".
Fine anni Settanta, prima anni Ottanta. Una delle Fortitudo più belle e divertenti. Pierluigi Collina è un tifoso doc di vecchia data. E la storia, non solo quella di Alibegovic, non si dimentica.
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