Il presidente: "Voglio ringraziare Cagnardi, una bella persona». Tedeschi: "Ci siamo chiariti. E presto riavremo anche Aradori»
Il ritorno di Attilio Caja alla Fortitudo Bologna: la riappacificazione con il presidente e le prospettive per la squadra.
Tutte le strade portano a Bologna. Nella stessa Sala Blu che 824 giorni fa aveva accolto per la prima volta coach Attilio Caja, è la grande giornata del tanto atteso, quanto necessario, ritorno in sella del tecnico pavese. A dargli accoglienza per primo è il presidente Stefano Tedeschi, protagonista anch’egli dell’ultima caldissima settimana biancoblù.
"Permettetemi prima di tutto di ringraziare coach Cagnardi – introduce il presidente –, una bella persona che in questi mesi è stata seria e per bene. Purtroppo è lo sport, non sempre i risultati arrivano e chi ne paga le conseguenze è il coach, anche complici gli infortuni. Ma siamo qua per ripresentare Attilio e ripartire: ci sono stati dei problemi al fine della stagione scorsa, le partite hanno portato delle tensioni e a un contenzioso. Ma quest’anno siamo arrivati a un certo punto e dovevamo prendere una decisione".
Le tappe della riappacificazione. "Ho parlato col procuratore di Attilio, che sarebbe stato contento di tornare. Per i rapporti che avevamo maturato negli anni ho apprezzato. Gli stupidi o i morti non cambiano opinione: ma io non lo dico perché su Attilio non ho mai cambiato opinione. Non c’era da cambiare idea sul suo conto, ci siamo trovati a metà strada fra Bologna e Pavia e immediatamente ci siamo chiariti e in fretta abbiamo trovato un giusto accordo per ripartire fino alla prossima stagione. C’è l’entusiasmo di andare avanti per il bene di questa società".
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"Sono straconvinto che, scongiurando la malasorte, riavremo presto Aradori: abbiamo ancora la possibilità di recuperare quel che abbiamo lasciato per strada. C’è un mondo di possibilità. Abbiamo tifosi che meritano il nostro impegno, non ce ne sono altri come loro in giro per l’Italia e loro sono il nostro patrimonio e riferimento".
Le motivazioni della recente uscita di scena del numero uno fortitudino. "Io mi sono dimesso di fronte ai risultati della squadra, oltre a ragioni familiari: qualcuno doveva risponderne. Se va così qualcuno ha sbagliato qualcosa, quando le cose non vanno sia giusto intervenire. Mi sembrava giusto rimettere il mandato, complice una dose di stress personale. Poi, vista la dimostrazione di affetto sono tornato sui miei passi e per il bene della Fortitudo".
Il ruolo di Teoman Alibegovic. "C’è un rapporto di cordialità, al di là di tutte le dietrologie che qualcuno sta facendo per creare zizzania. Come in tutte le società ricopre il ruolo di chi può sostituire il presidente e ci sono delle cose che si possono delegare e altre no. Teo è una risorsa per la Fortitudo e la volontà comune è sempre quella della Fortitudo".
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