Zatti Assist, sorrisi e goliardia in Fortitudo

Viene ceduto a Montecatini: Jack meriterebbe il premio fedeltà. E il club degli Orfani gli dona la targa... appena smontata dalla sua auto

di ALESSANDRO GALLO -
10 marzo 2024

Segni particolari? Beh, è nato il giorno di Natale, a Savona. Da qualche anno ha aperto un locale, in riva al mare, a Punta Cana, nella Repubblica Dominicana. In mezzo a tutto questo, però, gli studi al liceo scientifico Righi, le serate al Kinki, le maglie Fortitudo e, d’estate, quelle leggendarie dei Cartoloni, al Playground dei Giardini Margherita. Se tre indizi fanno una prova, come diceva Agatha Christie, questa serie di indicazioni portano a una sola direzione.

Meglio, a un nome e cognome: Giacomo Zatti. Con il corredo di soprannomi che si porta dietro. Dal classico Jack al più singolare Striscio, perché sul parquet non saltava, quasi mai. Più per pigrizia, magari, che per mezzi fisici, perché Giacomo avrebbe meritato la Nazionale. Se non fosse nato in un periodo in cui, per la fortuna dell’Italia, i registi non mancavano.

E il regista degli azzurri, alla fine degli anni Ottanta, era Roberto Brunamonti, il suo ‘amico-nemico’ nel derby. Già, perché Jack, cuore Fortitudo e acceso rivale della Virtus, sapeva e sa ancora riconoscere i valori. "Il mio avversario prediletto? Nessun dubbio: Brunamonti - disse qualche anno fa ricostruendo l’epopea del derby –. Come carattere e come squadre eravamo agli antipodi. E in campo non mancava la goliardia, ma alla base di tutto, c’era rispetto. E Roberto lo meritava e lo merita".

Classe 1963: 238 partite con la maglia Fortitudo in otto stagioni condite da 1.480 punti. Cresciuto come apprendista alla scuola di John Douglas e George Bucci, a un certo punto Jack si ritrova capitano della Fortitudo. E se la Virtus, negli anni Cinquanta, vanta il trio Galliera – Alesini, Calebotta e Canna –, la Fortitudo negli anni Ottanta risponde con ‘tre bellezze’, Zatti con l’aggiunta di Iacopini e Pellacani.

Otto stagioni in Fortitudo, poi la cessione a Montecatini e un’ul stagione a Forlì. La prima volta da ex (30 gennaio 1994, segna 11 punti in 38’), per di più al PalaDozza, non si può dimenticare. Montecatini fu battuta 83-64 e Jack subì, forse per l’emozione, le scorribande di Corradino Fumagalli, autore di 21 punti. Nel 1990, complice la retrocessione della Fortitudo, Giacomo era andato via con qualche critica (ingenerosa) di troppo.

Prima del ritorno in Piazza Azzarita gli scappa detto che gli piacerebbe ricevere una targa. E gli ‘Orfani’, club del quale lui stesso era stato uno dei promotori, che cosa combina?

Se Jack ha chiesto una targa, che targa sia. Solo che tra le mani un Jack senza parole, nonostante sia il principe dei goliardi, si ritrova la targa della sua auto. Ha parcheggiato nei pressi del PalaDozza. Gli ‘Orfani’ lo sanno, lo individuano e gli smontano, senza che nessuno se ne accorga, la targa. E poi, prima della palla a due, gliela restituiscono, tra l’ilarità generale.

E’ il capitano della Fortitudo che fa su e giù tra A1 e A2, ma non cambierebbe questa esperienza con nessun altra. C’è lui, per di più, alla guida della Fortitudo che, nel 1988, partendo dalla A2 – in quegli anni, anche partendo dal piano di sotto, si può paradossalmente ambire allo scudetto – conquista i playoff. Sulla sua strada trova la Virtus di Kresimir Cosic in disarmo. E la Fortitudo costruisce i derby del sorpasso. Con Jack che, nell’ultima partita, cancella una volta per tutte il soprannome Striscio. Che cosa fa Zatti? Semplice, vola a canestro e schiaccia in testa a Kyle Macy. Ribalta Basket City, Striscio e mostra il pugno felice alla Fossa dei Leoni.

Non solo serie A, però, per Zatti. Gioca qualche partita sotto ‘falso nome’ (solo perché non ha il permesso ufficiale della società) ai tornei universitari del Cus Bologna. E, a proposito di tornei, Zatti è il leader storico dei ‘Cartoloni’, la squadra di Pigi Rossi che mescola la goliardia ai canestri. Unendoci anche l’idea di fare qualche conquista nel pubblico femminile. I ‘Cartoloni’ sono talmente belli e, per certi versi vanitosi, che indossano canotte speciali. Insieme con il numero di maglia, ogni giocatore ha il numero di telefono. Quello fisso, di casa, perché i cellulari ancora non esistono. O, se esistono, sono delle ‘baracche’ con pile voluminose che hanno un’autonomia di nemmeno un’ora.

Vince tante volte ai Giardini, Jack – resta il dubbio su chi sia il vero re del Playground, se lui o il fratello maggiore Nino Pellacani –, ma sulle magliette con i numeri di telefono stampati mantiene il più rigoroso riserbo. Anche se c’è chi giura, che quel fisso di Jack, continui a squillare anche adesso. Perché ogni tanto lascia il ritiro di Punta Cana, per tornare a Bologna e al PalaDozza. E lo aspetta il suo mentore, in maglia Cartoloni, ovvero Pigi Rossi, il suo allenatore. Che vanta, scherzosamente, il primato di aver trasformato Zatti in un campione. "Sono il coach – se la ride Rossi – che ha reso Jack un giocatore totale: con me poteva fare quello che voleva…".

E Zatti l’aspetta anche la sua Fortitudo. Perché sono passati gli anni, ma l’esperienza di via San Felice gli è rimasta dentro.

Ha fatto scuola, Striscio, al punto che qualche anno più tardi, un altro ragazzo partito da Sasso Marconi avrebbe finito per chiedere il numero 9 in suo onore.

Quel ragazzino (di un tempo) è Davide Lamma.

(42. continua)

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