Il personaggio. Andrea Rinaldi, la super mascotte. Da un campo all’altro con passione
Alla Vuelle veste i panni dell’ape ma anche Italservice e Megabox ne hanno fatto un simbolo. E su You tube "spopola".

Alla Vuelle veste i panni dell’ape ma anche Italservice e Megabox ne hanno fatto un simbolo. E su You tube "spopola".
E’ ormai un’istituzione sui parquet degli sport cittadini al coperto. Andrea Rinaldi, mascotte di Vuelle, Megabox e Italservice, società che ‘serve’ con la stessa passione e genuino entusiasmo, si è guadagnato l’onore di un video di 10 minuti interamente dedicato a lui - "Dentro il costume" - che sta spopolando su Youtube con già 2.000 visualizzazioni. Portolotto doc, 48 anni, sposato e con un figlioletto già messo ‘al lavoro’ sui vari campi come aiutante ("mio padre è un giocherellone" dice Alessandro), nella vita di tutti i giorni Andrea fa il commerciante nei mercati ambulanti. Una vita dura, che comincia tutti i giorni prima dell’alba, ma che non gli impedisce di riuscire a ‘grattare’ le energie residue per i suoi speciali week-end sportivi in cui fa divertire soprattutto i più piccoli, che vanno pazzi per lui. Tanto che la domenica alla Vuelle il segnale che un bambino comincia a interessarsi veramente della partita, è quando smette di guardare la mascotte.
Veste i panni dell’Ape Andrea per il basket, di Tiger la tigre per il volley e di Atomic la formica per il calcio a 5. Lo spunto per la storia, narrata dalla produzione ‘Infront’ e realizzato per la Lega Nazionale Pallacanestro (che l’ha voluto mascotte delle Final Eight di Torino con un nuovo costume fatto su misura) è stata l’incredibile giornata in cui, dalle tre del pomeriggio e fino a tarda sera, a causa della coincidenza di tre partite casalinghe delle ‘sue’ squadre, si è dato da fare per coinvolgere il pubblico di tre sport differenti, cambiando tre costumi e correndo da un palas all’altro, dalle 15 alle 22.30 senza mollare di un centimetro, sudando come un pazzo ma divertendosi altrettanto. Nel suo magazzino, che definisce ‘un posto magico’ trovano posto i costumi, i trucchi per le sue gag e le tante maglie da gioco che gli hanno regalato gli atleti di tutti gli sport che ha incrociato nella sua vita. "La prima partita in cui ho fatto la mascotte è stato uno Scavolini-Kinder Bologna nel febbraio del 1997 – racconta –. L’idea per l’Ape nacque ispirandosi al pupazzo che veniva messo al centro del campo al vecchio hangar di viale dei Partigiani negli anni d’oro". Ma il vero ragazzo d’oro è lui, che ha attraversato le epoche dello sport pesarese raccontando le sue favole ai bambini.
e. f.
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