Andres, giemme della nazionale argentina, torna in città dopo 18 anni e sarà alla Fiera. "Non ho mai dimenticato Bologna». Pelussi: "V nera, un’emozione senza fine»

Andres Pelussi, ex capitano della Virtus Bologna, torna in Italia dopo 18 anni. Emozionato e nostalgico, ricorda i tempi gloriosi e sostiene la sua squadra con il cuore.

15 marzo 2024
Pelussi: "V nera, un’emozione senza fine"

Pelussi: "V nera, un’emozione senza fine"

"Lo ammetto, sono emozionato. E non so come reagirò". Signore e signori, 18 anni dopo, Andres Pelussi è qui. Sì, proprio lui, l’argentino che fu capitano della Virtus nel 2006 e che Zare Markovski utilizzava, in difesa, come arma tattica. Lungo come formazione, ma veloce di piede: Pelussi doveva marcare tutti, "dall’uno al cinque", dice prima di lasciarsi andare a una risata.

Andres è sbarcato in Italia mercoledì, alloggia nello stesso albergo del Real Madrid, ma stasera non ha dubbi su chi fare il tifo.

"Sono rimasto a Bologna tre anni. Ma la Virtus mi è rimasta nel cuore. Per restare in bianconero ho anche dovuto imparare qualcosa. Non avevo mai tirato da tre: con la Virtus cominciai a mettere qualche tripla".

Sono passati diciotto anni dall’ultima volta, Andres nel frattempo ha appeso le scarpette al chiodo. Ed è diventato general manager della nazionale argentina. "Per questo ho già parlato con Scola, che è il presidente di Varese. E ho fatto quattro chiacchiere con Campazzo, che è uno dei miei giocatori della Nazionale. Come lo è Marcos Delia, credo l’ultimo argentino a indossare la maglia della Virtus".

Giocatore di cuore e di carattere: Andres accettava la sconfitta sul campo, ma prima dava tutto se stesso. Anche di più.

Magari stasera contro Tavares un paio di minuti per sfiancarlo, potrebbe darli.

"Una volta forse. Adesso ho messo su qualche chilo. Mi ricordo i derby: Bagaric e Van den Spiegel erano lunghi lunghi. Ma non mi sono mai tirato indietro".

Tra gli amici delle Due Torri sicuramente Marco Santucci – "ora lo chiamo" – e tanti tifosi che non l’hanno dimenticato.

"Mi ricordo del PalaDozza e del PalaMalaguti. So che la Virtus gioca in un nuovo impianto, alla Fiera. La Segafredo Arena: sono già emozionato fin d’ora. La Virtus per me ha significato davvero tanto. L’impatto con un club prestigioso e dalla lunga storia. La tradizione, Bologna e tanti amici". Magari stasera si commuoverà un po’. Sicuramente, anche se conosce bene Campazzo, sa per chi tifare. "Forza Virtus. Sempre".

a. gal.

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