Hackett superman e Pajola tuttofare. Dietro questa Virtus c’è una regia da Oscar

Sono stati gli artefici principali del successo in rimonta contro il Villeurbanne: insieme hanno il mix di esperienza e adrenalina

di MASSIMO SELLERI
20 gennaio 2024

Hackett superman e Pajola tuttofare. Dietro questa Virtus c’è una regia da Oscar

La coppia di playmaker Daniel Hackett-Alessandro Pajola ha evitato che la Virtus entrasse nel tunnel della crisi. Nel primo vero momento di difficoltà della stagione i due registi hanno trascinato la Segafredo alla vittoria contro il Villeurbanne, un successo che consente ai bianconeri di tornare al secondo posto nella classifica di Eurolega. La gara di giovedì era ricca di trappole e sul campo per i primi 30’ tutte queste insidie si sono viste, poi la spinta del pubblico li ha accesi e l’inerzia della sfida si è ribaltata. Il tabellino finale dice che Hackett ha segnato 19 punti, mentre Pajola ha confezionato 7 assist ai compagni, ma le statistiche non raccontano del lavoro sporco che hanno fatto. Ci ha pensato il loro capitano Marco Belinelli a ricordare quanto siano stati rognosi in difesa, aggiungendo ai loro nomi quello di un altro marchigiano: Achille Polonara che sta tornando ai suoi livelli dopo la brutta vicenda del tumore al testicolo.

Daniel di anni ne ha compiuti 37 a dicembre, Alessandro a novembre ne farà 25. Tra loro c’è una mezza generazione di distanza, ma sul campo le differenze non si vedono. Vuoi per la maturità del più giovane, vuoi per la cura del fisico del più anziano, ma la gestione della squadra è sempre in buone mani. Entrambi vorrebbero diventare una bandiera della Virtus. Pajola di fatto lo è già essendo arrivato qui nel 2015, avendo un contratto che scadrà nel 2026, ed essendosi integrato benissimo nel tessuto bolognese, tanto che nel poco tempo libero non è raro vederlo in uno dei luoghi simbolo della città come il Pratello. Tra l’altro tutti i trofei ottenuti dall’attuale presidente Massimo Zanetti hanno anche registrato la firma dalla promozione in serie A al ritorno in Eurolega, passando per coppe europee e uno scudetto. Hackett lo vorrebbe diventare e ci sta lavorando. Come ha raccontato il numero uno bianconero, il play italostatunitense si mise a piangere quando sembrava non dovesse fare più parte di questo progetto, dopo che senza il suo arrivo non sarebbe mai arrivata l’Eurocup e il ticket per la prima competizione continentale. Con il senno di poi bisogna dire che il club ha fatto bene a tenerlo comunque qui facendo anche delle valutazione su un possibile prolungamento.

Molti si chiedono se e quando la Segafredo smetterà di sorprendere. L’ipotesi prevalente è che senza Toko Shengelia e con Belinelli e Bryant Duston che ogni tanto devono rifiatare, il solo Hackett non fosse sufficiente a tenere in piedi la baracca. La tesi sarebbe diventato un qualcosa di concreto se il coach della V nera non avesse in poco tempo cementato un gruppo vero dove esistono gerarchie ma non gelosie. "Se invecchio – non si stanca di ripetere Hackett – poi Pajo non si diverte più perché non gli piace avere vita facile in palestra. E’ per questo che mi fa sempre tribolare in allenamento, vuole che io rimanga giovane". Con uno spirito del genere è difficile non continuare a esprimere un valore che è superiore a quello della somma dei singoli talenti. Del resto i due direttori d’orchestra hanno fatto vedere anche giovedì sera che cosa significhi avere carisma ed essere in grado di trasmetterlo ai compagni.

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