Massimo Zanetti: Obiettivo Coppa Italia con la Virtus e Futuro dei Giovani nello Sport
Massimo Zanetti, presidente della Virtus, punta alla Coppa Italia e sottolinea l'importanza dello sport per i giovani.
"Ho cominciato a giocare a tennis a 9 anni. Quando ne avevo 15, vinsi la Coppa Facchinetti a Treviso, battendo in cinque set Corrado Barazzutti. Ma lui era più giovane, si vedeva che era un fenomeno". Massimo Zanetti, presidente della Virtus, arriva tra gli applausi al liceo scientifico Sabin. Una mattinata organizzata dal Gergs (gruppo emiliano-romagnolo giornalisti sportivi) per premiare i ragazzi più meritevoli. E per ascoltare le parole del patron bianconero premiato da Paolo Reggianini (presidente Gergs), Alberto Bortolotti (consigliere Ussi) e dalla professoressa Ilaria Baczynsky.
Ex tennista, ex giocatore di calcio ("prima al Carbonera in Eccellenza, poi a Treviso"), golfista di buon livello. Si racconta, Zanetti, perché i giovani sono il futuro e perché lo sport "è maestro di vita. Insegna a vincere e a perdere. E ad avere rispetto per l’avversario".
Si racconta come presidente di calcio (Treviso e Bologna), vice di Gino Corioni ai tempi di Maifredi e come patron di un giovanissimo Ayrton Senna – "aveva 17 anni, era mingherlino, pianse per una mancata qualificazione, ma dopo..." – e di Nibali e Contador. Un fiume in piena che chiede l’applauso alla memoria di Alberto Bucci: "Un amico che mi convinse a entrare in Virtus".
La Virtus, appunto. "Tornare sul mercato? Vediamo. Shengelia ha un’ulcera. Ci vorranno una decina di giorni, ma lo riavremo presto. Il mio obiettivo? La Coppa Italia, l’unico trofeo che mi manca. Sì, c’è l’Eurolega, ma quella è un’altra storia".
Ringrazia Banchi – "un signore che ho difeso fino all’ultimo" – e ora scommette su Ivanovic. "Serviva qualcosa. E’ montenegrino, anche la mia famiglia, nel Settecento, veniva da quelle zone".
Poi presente e futuro. "Belinelli conto che resti con noi come ridirigente. Lo abbiamo voluto credendo in lui e nella sua storia. Quando ci proposero Teodosic, c’era qualche dubbio, legato alla condizione. Abbiamo fatto bene".
Ce n’è per Mannion. "Mi è sempre piaciuto. Quando è arrivato da noi era debilitato. Ha fatto fatica. I costi erano elevati, ha preso altre strade. Adesso è un campione. Servirebbe più pazienza con i giovani".
Ce ne vuole anche per questa Virtus, fin qui alterna. "Ma il campionato è lungo. Non eravamo partiti per vincere l’Eurolega. Talvolta basta anche un po’ di fiducia e allegria. Guardate Parigi. Comunque sono ottimista di natura".
Resta alla guida della Virtus, tra un applauso e l’altro. E vuole vincere ancora. "Mi sono abituato bene, almeno un’altra coppa".
Altro applauso per il patron.
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