La Virtus e Cacok, un intrigo internazionale. Grassani: "Convinceremo anche l’Eurolega"

Per la Lega Basket, il contratto è stato risolto per inabilità sportiva: ma vale ancora in Europa. L’avvocato: "Un caso senza precedenti"

di MASSIMO SELLERI
19 novembre 2024
La Virtus e Cacok, un intrigo internazionale. Grassani: "Convinceremo anche l’Eurolega"

L’americano con cittadinanza giamaicana Devontae Cacok, 28 anni, durante una partita con la maglia della Virtus. Nel riquadro, l’avvocato Mattia Grassani

Per l’Eurolega Devontae Cacok è un giocatore della Virtus, mentre per la Lega Basket non lo è più da giovedì scorso. La notizia della risoluzione del contratto per inabilità fisica del giocatore ha sorpreso l’ambiente della V nera, richiamando alla memoria il lodo Berovic.

"Non c’è nulla di personale e per il club è stata una decisione difficile, ma la Virtus Pallacanestro – spiega l’avvocato Mattia Grassani, il legale della società bianconera – ha esercitato un diritto sancito tanto dal contratto individuale di lavoro stipulato con Cacok quanto dall’Accordo Collettivo vigente tra società di Serie A e giocatori professionisti. In entrambe le previsioni viene riconosciuto al club il potere di rivolgersi al Collegio Arbitrale e richiedere la risoluzione del rapporto in essere con l’atleta che sia risultato inabile alla prestazione sportiva e alla preparazione tecnico-atletica a seguito di infortunio protrattosi per un periodo ininterrotto di 7 mesi e mezzo. Il ricorso per ottenere la risoluzione è stato proposto il 30 settembre scorso, trascorsi oltre 9 mesi dall’incidente di gioco, senza che, anche all’attualità, il problema fisico si sia risolto. Inoltre, va tenuto presente che il Collegio si è pronunciato all’unanimità, tre voti a zero, a favore della domanda proposta dalla società per cui Cacok, dal 30 settembre scorso, non è più tesserato per la Federazione Italiana Pallacanestro e il suo contratto non ha alcuna validità".

Grassani, Becirovic restò fermo per un anno. Quali sono le differenze con il suo lodo?

"Quel lodo riconobbe un credito a favore del cestista e condannò la Virtus al relativo pagamento entro le scadenze per l’ammissione al campionato. La società non onorò il debito e la Fip cancellò la Virtus dal panorama cestistico nazionale. Nel caso di Cacok, si tratta di una pronuncia che riguarda l’idoneità fisica di un giocatore, con un verdetto che non lascia spazio ad interpretazioni o dietrologie". In futuro che tipo di impatto avrà questo precedente?

"Questo è un caso senza precedenti. La sentenza restituisce alle società quella forza contrattuale, sindacale e gestionale che compete loro. Il rapporto Club/atleti è squilibrato a favore di questi ultimi e i proprietari devono fare quadrato per contare maggiormente, in tutte le sedi. Ormai, la serie A, ma anche la A2 e la serie B, sono, a tutti gli effetti imprese. I soldi non durano per sempre e la pallacanestro funziona perché ci sono presidenti visionari che investono, complessivamente, centinaia di milioni di euro all’anno nello sport".

Perché per l’Eurolega quel contratto è ancora valido?

"Questo è il vero tema da risolvere: se l’atleta non può rendere la prestazione per inabilità fisica, ciò deve valere tanto nel nostro paese quanto nel contesto continentale. Per tali ragioni la Virtus farà valere i diritti riconosciuti dal Collegio Arbitrale anche in Europa, onde ottenere l’estensione dell’efficacia risolutiva della pronuncia pure nella massima competizione europea".

Si può dire che la sentenza Cacok è una seconda Bosman? "Quella riguardava la libera circolazione dei lavoratori sportivi nella Ue, questa il diritto dei club di licenziare atleti lungodegenti. Gli sviluppi del lodo Cacok possono - aggiungo - devono, produrre effetti significativi sul movimento il peso dei club, soprattutto in Europa. Non più e non solo doveri, ma anche diritti che tutelino gli ingenti investimenti delle proprietà. Diversamente, imprenditori del calibro di Armani, Zanetti e Gherardi, saranno sempre più isolati. Bisogna partire dal concetto che senza le società lo sport, nella sua totalità, dalle bocce al football, è destinato a implodere". Nella sua lunga carriera, questa è stata la causa più complessa che ha seguito?

"Mi occupo di diritto sportivo dal 1994, festeggio quest’anno il trentennale, ormai sono un vecchietto del settore e ne ho viste di cotte e di crude, in tutti gli sport e in ogni categoria. Non ci sono cause più facili e cause più difficili, ma cause con implicazioni e conseguenze che impattano sull’intero sistema sportivo e cause che valgono nel limitato ambito dei singoli contendenti. Quella di Cacok appartiene sicuramente alla prima specie e il percorso da compiere è ancora lungo, ma vale la pena di andare fino in fondo. Fino al cuore dell’Europa".

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