Ok La Virtus ritrova Pajola e torna a sorridere
Il playmaker entra in campo nel terzo quarto e l’inerzia del match cambia, nel finale decisivo pure Hackett. E mercoledì c’è il Fenerbahce
VIRTUS
95
DINAMO SASSARI
85
VIRTUS : Cordinier 9, Belinelli 14, Pajola 9, Clyburn 6, Shengelia 19, Hackett 8, Grazulis 9, Morgan 7, Polonara 10, Diouf 2, Akele 2, Tucker. All. Banchi.
DINAMO SASSARI: Cappelletti 12, Bibbins 7, Piredda ne, Trucchetti ne, Halilovic 19, Fobbs, Tambone 8, Veronesi 15, Bendzius 17, Vincini ne, Sokolowski 7, Renfro. All. Markovic.
Arbitri: Attard, Noce, Marziali.
Note: parziali 21-18; 37-41; 74-64. Tiri da due: Bologna 25/36; Sassari 18/35. Tiri da tre: 9/21; 9/23. Tiri liberi: 18/23; 22/27. Rimbalzi: 31;29.
Alessando Pajola viene gettato nella mischia all’inizio del terzo quarto e la Virtus risolve almeno una parte dei suoi problemi. Quanto basta, direbbero i farmacisti, per completare una rimonta che era iniziata partendo dal – 9 (39-38), è arrivata fino al +11 (57-46) e poi ha resistito ad un ritorno di fiamma di Sassari che si era riportata ad una sola lunga di differenza (59-58) grazie al tiro da tre punti. La V nera interrompe così una striscia negativa che l’aveva vista registrare 3 sconfitte consecutive e in tutto questo non c’è nulla di magico ma c’è, invece, tanta logica. Nella pallacanestro l’asse play-pivot ha una importanza essenziale soprattutto per le squadre che stanno attraversando un momento di transizione, per cui è bastato utilizzare il regista più in forma per sbloccare la squadra. Sorprende, invece, che in una partita che era da vincere a tutti i costi Ante Zizic non sia andato a referto per il meccanismo del turnover e se è vero che già mercoledì si torna a giocare con il Fenerbahce, è altrettanto vero che il centro croato non è stato di sicuro il giocatore più utilizzato all’interno di un roster che ha giocato 7 partite in 16 giorni.
Raccontata in altro modo le gerarchie disegnate da coach Luca Banchi che nella passata stagione avevano consentito alla Virtus di avere un avvio brillante, quest’anno non sono altrettanto efficaci. Non è il volere rompere le uova nel paniere, ma prendere atto che se qualcosa non gira è anche perché i punti di riferimento non sono ancora stati fissati.
Tra le altre buone notizie c’è il fatto che a 1’27“ dalla fine è Daniel Hackett a fare calare definitivamente il sipario sulla gara infilando la tripla del 95-83 e consolidando quel +12 che era già stato raggiunto sul 90-78 con il play italostatunitense che sta lentamente tornando ai suoi livelli. La squadra esce tra gli applausi con una dedica particolare a Pajola e non potrebbe essere altrimenti, visto come ha tolto le castagne dal fuoco a tutti quanti.
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