Ascoli, parla Bellusci: "Ecco la mia verità": "Zero organizzazione e nessuna coerenza"

L’ex bianconero spiega i motivi della disfatta: "Non ho mai visto un club andare avanti così, senza alcuna programmazione"

19 luglio 2024
Ascoli, parla Bellusci: "Ecco la mia verità": "Zero organizzazione e nessuna coerenza"

Ascoli, parla Bellusci: "Ecco la mia verità": "Zero organizzazione e nessuna coerenza"

Il dramma e il dolore della retrocessione dell’Ascoli non sono ancora stati pienamente smaltiti, ma dopo la fine del vincolo contrattuale col club di corso Vittorio a voler parlare è stato il difensore Giuseppe Bellusci. Lui uno dei pochi che ha provato fino all’ultimo ad evitare l’amaro epilogo.

Che idea si è fatto su come sono andate le cose per il Picchio?

"Era solo questione di tempo. In 6 anni non si è mai vista un’inversione di rotta. E questo non significava cambiare freneticamente giocatori, allenatori e direttori sportivi, Sarebbe bastato mandare via una mela marcia affinché tutti lavorassero in serenità per il bene comune".

Come ha vissuto la drammatica retrocessione?

"Malissimo. E ancora purtroppo non sto bene. Credo che questo fallimento sarà sempre dentro di me. Con mister Castori non saremmo mai retrocessi. Questo lo metto per iscritto. Di errori ne sono stati fatti tanti, ma io li riconduco purtroppo a un unico personaggio che in questi anni ha fatto solo il male dell’Ascoli Calcio".

A chi e a cosa si riferisce nello specifico?

"Dopo l’annata che ci ha visto raggiungere i playoff purtroppo è riemerso un personaggio, poi divenuto dirigente, che era stato messo all’angolo sia dall’ex direttore sportivo che dall’allenatore. Questa figura ha solo creato scompiglio, alimentando tensioni. Si è dato un ruolo senza averlo, ha creato problemi per poter dire che li risolveva. Senza capire però che lo spogliatoio e i calciatori vivono di emozioni: se fai male ad uno tocchi tutti. Questa figura ha rotto equilibrio ed armonia all’interno di un gruppo che era sanissimo, facendo mettere fuori rosa giocatori dipinti come colpevoli per camuffare i suoi errori o dare una motivazione falsa per non assumersi responsabilità".

In questi anni c’è stata sempre meno ascolanità all’interno del club, come mai?

"Un fatto che mi rattrista è che l’ascolanità poteva essere una risorsa, un valore aggiunto, invece in questa società è diventato un problema. Ne ho viste tante e ho letto cose per le quali sono stato malissimo. La mia colpa è stata quella di essere tifoso e giocatore della stessa maglia che indossavo. Io ho sopportato tanto perché il mio ruolo da giocatore e dipendente prevede anche questo, ma l’esultanza dopo il gol con il Lecco era frutto dell’esasperazione per le mille situazioni viste, subite direttamente e indirettamente. Ho sofferto tanto, forse troppo. Chi mi è vicino sa a cosa mi riferisco".

Ha parlato di serie problematiche interne alla società. Perché nessuno ha mai spiegato nulla?

"Vedere questa maglia associata a personaggi ambigui che non potrebbero e forse non dovrebbero stare nel mondo del calcio, fa male. Ho provato a parlarne, in tempi non sospetti, ma le cose andavano bene e come accade sempre bisognava aspettare il disastro, ovvero la retrocessione, per sperare che le cose potessero cambiare. Nella mia umile carriera non ho mai visto un club andare avanti con zero programmazione, zero organizzazione, zero metodologia e soprattutto zero coerenza".

Come mai dopo la gara col Pisa nessuno della squadra ha rilasciato dichiarazioni?

"Mi dispiace e chiedo scusa per non averci messo la faccia in sala stampa dopo la retrocessione. Avevo chiesto di poter parlare ma mi è stato risposto che avrebbe parlato solo il presidente Neri. Ad una rappresentanza di giocatori che voleva chiedere scusa, questo è stato vietato. Era mia intenzione espormi e prendermi le mie responsabilità come ho sempre fatto".

Le dispiace che il suo rapporto con l’Ascoli si sia concluso con una tale amarezza?

"La rabbia è davvero tanta. Ero tornato con entusiasmo rinunciando ad un ingaggio superiore, ma volevo chiudere la carriera con la maglia della squadra del mio cuore, con i colori che mi hanno salvato la vita. Poi ho capito che con questa proprietà era impossibile. A volte l’amore ti ferisce e ti fa male".

Cosa salva delle sue esperienze bianconere, anche passate?

"Di gioie ce ne sono tante. La più grande è stata quella di rigiocare i play off dopo 17 anni con il conseguente record di punti dell’Ascoli in serie B. Amo la maglia bianconera e con orgoglio posso dire di aver giocato oltre cento partite col Picchio".

Come sta vivendo la questione legata alla cessione societaria e la ripartenza del Picchio in C?

"Ora non so ora cosa succederà. Dobbiamo rimboccarci le maniche, raccogliere i cocci e ripartire con forza perché noi sappiamo cosa significa essere piceni. Voglio abbracciare con grande affetto tutti i tifosi".

Massimiliano Mariotti

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