Conti in tasca all’Atalanta. La Dea dei Percassi e... di Gasp. Plusvalenze, quasi mezzo miliardo

Il modello vincente del club: rivendere a prezzi stellari i suoi talenti plasmati dal tecnico di Grugliasco. .

22 gennaio 2024
La Dea dei Percassi e... di Gasp. Plusvalenze, quasi mezzo miliardo

La Dea dei Percassi e... di Gasp. Plusvalenze, quasi mezzo miliardo

Oltre mezzo miliardo di plusvalenze nei tredici anni e mezzo di presidenza della famiglia Percassi. Di questi oltre 400 milioni realizzati dal 2017 con Gasperini in panchina. Il tutto migliorando ogni anno la squadra, rendendola sempre più forte in termini di risultati conquistati. È il paradosso vincente e virtuoso dell’Atalanta: più ha venduto i suoi gioielli e più si è migliorata in termini di risultati e successi. Un modello che andrebbe studiato nei corsi di marketing. Perché l’Atalanta che oggi è in corsa su tre fronti e che negli ultimi sette anni ha chiuso tre volte terza e una quarta, conquistando sei qualificazioni europee, raggiungendo due finali di Coppa Italia, un quarto e un ottavo di finale di Champions e un quarto e un ottavo di Europa League, in questi sette anni di successi ha innescato plusvalenze da 406 milioni.

I nomi sono noti: la prima con Gasperini fu Gagliardini ceduto all’Inter, poi Caldara alla Juve, Conti al Milan, Cristante, Mancini e Ibanez alla Roma, Kulusevski alla Juventus, Gosens all’Inter. Prima del salto di qualità in termini di introiti, con le cessioni in Premier League di Castagne al Leicester, di Diallo allo United, di Romero al Tottenham, di Freuler al Nottingham e di Hojlund ancora allo United. Tutti giocatori, o quasi, cresciuti nel vivaio o presi a cifre sotto i 2-3 milioni, quando nessuno li conosceva.

Da qualche anno la strategia atalantina è cambiata: si investono cifre maggiori per giocatori ritenuti di assoluto valore, che costano di più, ma vengono poi venduti a prezzi stellari, come accaduto con Romero e Hojlund e come accadrà per Ederson e Koopmeiners, che già oggi valgono il doppio o il triplo rispetto a quando sono stati acquistati. Una strategia vincente e virtuosa, che funziona grazie alla bravura e alla lungimiranza dell’amministratore delegato Luca Percassi - e dei suoi dirigenti, prima Giovanni Sartori, poi Tony D’Amico e Lee Congerton – bravi nel comprare i giocatori ad un costo non folle (vedi i 17 milioni investiti per il 19enne centravanti danese Hojlund, che era comunque il miglior marcatore in Austria), e altrettanto bravi nel saperli poi vendere nel migliore dei modi, come appunto nel caso di Hojlund, comprato dallo United per 75 milioni pur avendo segnato appena 9 gol in serie A.

Dirigenti bravi sul mercato e un allenatore maestro nel valorizzare i giocatori come Gian Piero Gasperini, che in questi sette anni ha saputo plasmare o rilanciare una lunga lista di giocatori (tra questi l’azzurro Pessina determinante nel trionfo azzurro agli Europei, proprio quando era allenato da Gasp), molti dei quali oggi ancora titolari nell’Atalanta come Toloi, Palomino, Djimsiti, De Roon, Hateboer, Pasalic, Lookman, fino ai ragazzi usciti dalla prolifica Cantera di Zingonia come Scalvini, Ruggeri o Carnesecchi, altri gioielli destinati ad altre plusvalenze che insieme potrebbero ammontare a oltre cento milioni. Ma le future plusvalenze potrebbero essere anche altre, pensando agli ultimi arrivati: Scamacca, De Ketelaere, Holm, Tourè.

Fabrizio Carcano

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