Bologna, finale con le lacrime. Non basta lo show di Dominguez. Autogol Castro: urlo Verona all’88’

Il 2024 si chiude con una gara stregata per i rossoblù che erano passati in vantaggio con il giovane argentino. Poi l’uno-due gialloblù, a inizio ripresa il rosso a Pobega e altra rete per Benjamin. Finisce con Santi che piange.

di GIANMARCO MARCHINI
31 dicembre 2024
Un affranto Castro consolato da Holm sotto la curva Bulgarelli a fine gara (Schicchi)

Un affranto Castro consolato da Holm sotto la curva Bulgarelli a fine gara (Schicchi)

Le lacrime di Santiago Castro che scolorano il sorriso di Benjamin Dominguez. E’ così, con un tango disperato, che si chiude il 2024 del Bologna. Finale amaro, tanto amaro da faticare a crederci, anche dopo il fischio finale. Ma gli occhi gonfi di Santi, consolato dai compagni sotto la Bulgarelli, consegnano l’ultima fotografia per chiudere l’album di un’annata che resta comunque straordinaria. Peccato, perché dopo la storica Champions conquistata la scorsa stagione con Thiago, sarebbe stato altrettanto straordinario mandare in stampa l’anno con un meno uno dalla Juventus dello stesso Thiago e dalla Fiorentina.

Rabbia e incredulità, per una partita che s’era apparecchiata subito nel modo giusto contro un Verona quasi derelitto (otto ko nelle ultime dieci gare). Vantaggio iniziale di Dominguez al 20’, col primo di una lunga serie di danze ubriacanti. Ma alla fine sono i gialloblù a uscire dal Dall’Ara con le tasche piene di punti pesantissimi.

Finisce 3-2, una gara con dentro tante gare, dalle mille emozioni. I primi due gol in serie A del cinno argentino, autentico showman in campo, ma anche l’uno-due firmato Sarr e Tengsted che in chiusura di primo tempo ribalta il risultato, con la complicità di un Lucumi in serata no. Difficilissimo scegliere il peggiore in campo tra lui e Tommaso Pobega, ancora una volta fermato dal semaforo rosso: espulsione diretta al 7’ della ripresa, per un fallo di reazione su Duda. E’ probabilmente la sliding door più importante della serata, anche se l’inferiorità numerica non abbatte il Bologna. Anzi, lo carica, armandolo di una rabbia che poco dopo partorisce subito il due a due, a firma ancora di Dominguez, che prima conquista un piazzato dal limite con uno slalom gigante e poi trova il tap-in vincente sul palo colpito da Odgaard su punizione. Il pari dà la spinta al Bologna per cercare il vantaggio, nonostante l’uomo in meno, che a certo punto ci si dimentica di avere. Montipò è bravo e attento a mettere i suoi guantoni su due bordate di Odgaard e di Dominguez. Il Verona non dà minimamente l’idea di voler provare a capitalizzare la situazione di superiorità numerica, ma proprio in quel momento si ritrova tra le mani il gol della vittoria. Che è un autogol, appunto, firmato da Castro che di petto devia nella propria porta una punizione insignificante di Duda. Santi chiude così la partita e un periodo nero per lui, dopo il rigore fallito a Torino. Lì i compagni avevano rimediato, ieri sera invece non c’era più tempo, e a nulla sono serviti gli ingressi disperati di Orsolini e Dallinga, preceduti da quello di Ndoye.

La classica partita maledetta, che cominciano a essere una tradizione contro le squadre di Zanetti, alla quarta vittoria su quattro negli incroci con i rossoblù (i precedenti tre sulle panchine di Venezia ed Empoli). Al Bologna restano una grande rabbia, ma anche la convinzione di aver raggiunto lo status di una grande. Come la Roma e l’Inter che apriranno il 2025 di Italiano. Intanto una lunga pausa per riflettere sugli errori (tanti quelli in difesa, al netto del rosso di Pobega) e per recuperare il sorriso. A cominciare da quello, fondamentale, di Castro.

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