Bologna, rimpianti dopo un punto storico. Lo Shakhtar ringrazia Riznyk e si salva
Champions, pari al ritorno dopo 60 anni: Skorupski para un rigore, poi dominio rossoblù. Castro e Fabbian falliscono i match point
Centotre minuti di partita non sono bastati per liberare un urlo che la città serrava tra i denti da sessant’anni lunghissimi anni. Il ritorno del Bologna in Champions League è impregnato di acqua, ma un po’ arido di emozioni. Finisce zero a zero al debutto contro lo Shakhtar Donetsk, e alla fine i rimpianti battono la soddisfazione sulla bilancia dell’umore, perché l’impressione netta è che a Orsolini e compagnia debuttante sarebbe bastato davvero poco per stappare lo champagne della festa. Invece, ci si accontenta di un brindisino al ritorno nell’altà nobilità.
Due, in particolare, i pensieri che avranno agitato il sonno di Vincenzo Italiano: i palloni che Castro in chiusura di primo tempo e Fabbian in apertura di ripresa vedono infrangersi sul muro di Dmytro Riznyk. Il portiere ucraino giganteggia nella notte del Dall’Ara, sia tra i pali che fuori, ma deve stringersi sul podio del protagonista. C’è spazio anche per il suo collega, quel Lukasz Skorupski che di cose veramente buone ne fa una, ma cambia il corso della gara. E forse non solo di quella. Perché quando dopo un minuto e quaranta secondi, uno sciagurato Posch stende Eguinaldo provocando il rigore, tra i ventiseimila sugli spalti si sparge il terrore che la Champions possa amplificare il pessimismo diffuso dopo un inizio di campionato grigissimo. Andare sotto in quel momento avrebbe portato il Bologna a sprofondare in un incubo, da cui in notti così si fa fatica poi a riemergere, soprattutto se la batteria delle certezze segna già rosso.
Ma i guantoni di San Lukasz stoppano questa paura e il destro (educatissimo) di Sudakov. Rigore parato (il secondo dopo quello a Thauvin contro l’Udinese) e orologio della partita riazzerato: al quarto minuto ne comincia un’altra. Dentro questa partita, sotto il cielo gonfio di nuvoloni, brilla la stella di Dan Ndoye, forse il più europeo tra i rossoblù per passo e per classe. Bastano due, tre folate per rimettere lo Shakhtar al suo posto e per giustificare tutti i rumors (dall’Inter allo United) di cui si è alimentata l’estate del giovane esterno svizzero e di cui sicuramente pullulerà la prossima. Ndoye ha imperversato per tutta la gara, mentre i suoi compagni, specie Orsolini e Castro sono rimasti decisamente in ombra.
Peccato perché sarebbe bastata davvero una piccola scossa in più, ma nemmeno dalla panchina è arrivata. Iling-Junior non è stato quello del gol alla Del Piero di Como, mentre Dallinga purtroppo è stato quello visto sul lago: un centravanti che sembra aver paura del pallone, tanto se ne libera velocemente e in modo goffo.
La Champions ora va in pausa e si riaccenderà il 2 ottobre nel teatro di Anfield. Ma prima il Bologna di Italiano dovrà pensare alla gara assolutamente da vincere di domenica. In casa di un Monza che nell’ultimo turno ha fermato nientemeno che l’Inter. Al Liverpool ci penserà poi.
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