Guidolin gioca il suo ’derby’ speciale: "I rossoblù possono battere i francesi"

L’ex tecnico del Bologna ha allenato anche il Monaco nel 2005-06: "Italiano ha avuto coraggio, vedo la sua squadra in crescita"

di MASSIMO VITALI
5 novembre 2024
Guidolin gioca il suo ’derby’ speciale: "I rossoblù possono battere i francesi"

L’ex tecnico del Bologna ha allenato anche il Monaco nel 2005-06: "Italiano ha avuto coraggio, vedo la sua squadra in crescita"

"Il Monaco? E’ stata una bella avventura: la mia prima esperienza all’estero. Pensa che mi sono così innamorato del posto che a due passi dallo stadio ho pure comprato casa. Ambiente stupendo dove sarei rimasto volentieri anche per il secondo anno di contratto, ma il Palermo mi richiamò in Italia e a quella piazza ero troppo legato per dire no". Il matrimonio tra Francesco Guidolin e il club del Principato è durato dall’ottobre 2005 al giugno 2006. Dopo un’estate turbolenta in cui stava per sedersi sulla panchina del Genoa di Preziosi (poi retrocesso in C1 per illecito sportivo) Guidolin fu chiamato al capezzale di un Monaco che, con Didier Deschamps in panchina, aveva iniziato la stagione col piede sbagliato.

Guidolin, come cominciò il suo viaggio francese?

"Con la festa di compleanno per i miei cinquant’anni. Io sono nato il 3 ottobre, quel giorno definimmo l’accordo e il giorno dopo, il 4 ottobre, il Monaco mi ufficializzò".

Che ambiente trovò nel Principato?

"L’ambiente ideale per fare calcio. Meno pressioni, più tranquillità, ma in ogni caso una cultura calcistica di prim’ordine".

Trovò anche Marco Di Vaio e Bobo Vieri.

"Sì, Marco arrivò a gennaio in prestito dal Valencia. Beh, s’integrò subito bene, a suon di gol (5 in 15 partite di campionato, ndr). Vieri invece scelse il Monaco perché al Milan non trovava spazio e lui aveva bisogno di giocare per andare ai Mondiali. Partì subito fortissimo, segnando una doppietta al Rennes. Purtroppo a marzo s’infortunò al ginocchio e lo perdemmo. Ma il danno più grave lo subì lui, perché per via di quell’infortunio perse il Mondiale".

Sul campo come andò?

"Benissimo nel girone d’andata, che chiudemmo al terzo posto. Poi nel ritorno siamo un po’ calati, chiudendo al decimo posto. Loro avrebbero voluto che rimanessi ma Zamparini mi richiamò e tornai a Palermo".

Il Bologna invece è tornato in Europa ventidue anni dopo quel Bologna-Fulham finale di Intertoto con lei in panchina.

"Il Bologna in Champions è stato un risultato straordinario. Chiaro che ti trovi di fronte le squadre più forti del mondo: ma con Liverpool e Aston Villa, nonostante le due sconfitte, il Bologna non ha sfigurato. Chiaro che adesso, se vuole coltivare la speranza di passare il turno, la squadra di Italiano deve fare punti".

Due vittorie di fila in campionato: Italiano sembra che stia finalmente carburando.

"Italiano è un ottimo allenatore, che ha avuto il coraggio di raccogliere l’eredità pesante di Motta insieme a una squadra che in estate ha perso qualche pezzo importante. Ora però vedo un Bologna in crescita e questo mi fa dire che col Monaco se la può anche giocare: perché no, puntando alla vittoria".

Quasi vent’anni dopo che cosa le resta di quel viaggio in Francia?

"Il ricordo del principe Alberto (succeduto al padre alla guida del Principato proprio nel 2005, quando Ranieri morì, ndr), persona simpaticissima e molto alla mano. Più un appartamento che io e mia moglie decidemmo di comprare dopo esserci innamorati della Costa Azzurra".

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