Italiano a Como in cerca del suo Bologna. Dalla difesa all’attacco: è l’ora delle scelte
Il tecnico ha due squadre a disposizione e sabato potrebbe fare molti cambi per dare una scossa. C’è grande concorrenza in ogni reparto
Ballottaggi in difesa, ballottaggi a centrocampo e in attacco un’abbondanza di uomini e soluzioni da perderci la testa. In due parole: concorrenza selvaggia. Per Vincenzo Italiano da Como scatta l’ora delle scelte all’insegna del "gioca chi mi dimostra di stare meglio e chi è più congeniale alle caratteristiche dell’avversario" (ipse dixit, più o meno).
La concorrenza selvaggia, che diventerà ancora più marcata quando anche Ndoye ed Erlic a giorni rientreranno in gruppo e gli unici assenti saranno i lungodegenti Ferguson, El Azzouzi e Cambiaghi, non è un concetto inedito a queste latitudini.
Il compianto Mihajlovic, quando arrivò a sedersi per la seconda volta sulla panchina del Bologna, coniò lo slogan della selezione naturale: allenamenti a mille, chi s’infortuna amen e chi resta in piedi gioca. Thiago Motta nei suoi due anni in rossoblù non ha coniato slogan ma ha abbattuto, con i fatti, l’invisibile steccato che separa i titolari dalle riserve. Perfino tra i pali: forse la sua rivoluzione più radicale.
Adesso tocca a Vincenzo Italiano, un altro che per natura è nemico dell’undici titolare cristallizzato. A Firenze è passato alla storia per aver schierato per 141 partite un undici titolare diverso dal precedente. Il tecnico siciliano ha interrotto la tradizione solo lo scorso marzo, quando in campionato col Torino presentò la stessa formazione iniziale che nella giornata precedente aveva battuto la Lazio. Anche in rossoblù Italiano fin qui ha tenuto fede alla regola. Grandi rivoluzioni da una partita all’altra non poteva farne vista la rosa corta per via del mercato ancora aperto e degli infortuni; nel dubbio con Udinese, Napoli e Empoli non ha mai schierato lo stesso undici. Men che meno accadrà da adesso in poi, in una stagione che vedrà impegnata la squadra su tre fronti.
Prendete la difesa. Che la partenza di Calafiori rappresenti un deficit di qualità difficile da colmare è assodato. Ma Italiano a destra adesso può scegliere tra Posch e il recuperato Holm, a sinistra tra Miranda e Lykogiannis, mentre in mezzo i recuperi di Casale (notizia di ieri) e Erlic (ormai ci siamo) offre due alternative a Beukema e Lucumì. In più c’è Ravaglia, che tra i pali attende il suo turno alle spalle di Skorupski, e i puntelli di fascia De Silvestri e Corazza. A centrocampo l’ultimo arrivato Pobega e un Urbanski che in nazionale ha confermato di essersi messo alle spalle i guai al ginocchio completano un reparto che ha i punti di forza in Freuler, Aebischer e Fabbian e una ruota di scorta funzionale in Moro. In attacco l’abbondanza regna ancora più sovrana. Se Castro-Dallinga è un dualismo teorico che fin qui si è risolto sempre a favore dell’argentino, gli esterni su cui può contare oggi Italiano sono addirittura sei: Orsolini, Karlsson, Dominguez, Iling-Junior, Odgaard e Ndoye, non appena quest’ultimo rientrerà in gruppo. Del resto sabato a Como ricomincia il campionato e quattro giorni dopo al Dall’Ara scatta con lo Shakhtar l’avventura Champions. E, va da sè, two Bologna is ‘mei’ che one.
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