Italiano e il suo "nessun limite, solo orizzonti". Lavoro e coraggio: pronto a tutto per Bologna

Meticoloso, vive di calcio: il nuovo tecnico scalpita, è voluto andare subito a Valles a vedere il ritiro. Ottimo il feeling con i dirigenti

di GIANMARCO MARCHINI -
30 giugno 2024
Italiano e il suo "nessun limite, solo orizzonti". Lavoro e coraggio: pronto a tutto per  Bologna

Italiano e il suo "nessun limite, solo orizzonti". Lavoro e coraggio: pronto a tutto per Bologna

"Nessun limite, solo orizzonti". Chissà se Vincenzo Italiano avrà già fatto appendere questa scritta nello spogliatoio di Casteldebole. E’ il suo mantra, il suo manifesto da sempre. C’era sui muri dello spogliatoio del Trapani dove, al debutto su una panchina professionistica, centrò la B al primo colpo. C’era allo Spezia dove, sempre al primo colpo, conquistò la prima storica promozione in serie A dei liguri. E c’era a Firenze dove, in tre anni, il tecnico siciliano ha portato i viola a giocarsi tre finali, due di Europa League e una di Coppa Italia. Tutte perse, obietteranno i suoi detrattori. "Spero non fossero le mie ultime finali, perché ne voglio fare altre. Cercherò di far cambiare questo giudizio", ha risposto con il sorriso nel giorno dell’insediamento a Bologna, lo scorso 13 giugno. Sarebbe dovuto ripartire subito la sera stessa per le vacanze: la sua famiglia e la sua Sicilia lo aspettavano. E, invece, Italiano cos’ha fatto? Ha chiesto ai dirigenti rossoblù di essere portato a Valles. Voleva vedere con i suoi occhi la sede del ritiro, il terreno dove sorgerà il suo Bologna. Un ‘dettaglio’ che racconta molto del professionista: uno che vive di calcio, che pensa calcio tutto il giorno. Anche quand’è a casa, non stacca mai. Tutto pallone e famiglia.

Forse soltanto uno così poteva accettare una sfida che, invece, di limiti potenzialmente rischia di presentarne molti, con degli orizzonti che difficilmente possono essere migliori di un quinto posto con qualificazione in Champions. E invece lui ci crede ancora a quel "nessun limite". E forse soltanto a uno così il Bologna poteva chiedere di raccogliere l’eredità pesantissima di Thiago. Si è creato subito un feeling importante con Saputo e la dirigenza. In molti avranno notato l’abbraccio che il presidente gli ha riservato appena spenti i microfoni della presentazione. E la sera prima il tecnico era stato a cena a casa dell’ad Fenucci con tutti i vertici rossoblù. E’ una sfida che avrebbe spaventato un gigante. Italiano non ha mai avuto paura. Nemmeno quando fuori dal Picco c’erano duemila tifosi spezzini a premere sui cancelli dopo il 2-4 incassato dal Trapani. Era la quarta sconfitta nelle prime sei gare. In tribuna, quel giorno, c’erano Cosmi e Bisoli. "Sono io il primo responsabile, sono io che faccio le scelte, io che mando in campo i giocatori", disse Italiano senza nascondersi. Arrivò la serie A.

E’ uno abituato a navigare con il mare grosso. A Firenze, dopo sei mesi, gli vendettero Vlahovic alla Juve. A Bologna difficilmente ritroverà Zirkzee. Troverà, invece, una montagna di aspettative che lui è pronto a scalare con il lavoro e la forza del gruppo. Italiano è meticoloso al limite del maniacale (gli schemi in allenamento vengono provati fino a diventare endemici per i giocatori), pretende tantissimo, ma sa gestire lo spogliatoio, sa scherzare, sa ascoltare: non lascia mai indietro nessuno. Bologna inizierà a scoprirlo meglio con il raduno dell’8 luglio. Lui è atteso in città il giorno prima, ma niente di più probabile che anticiperà l’arrivo. I leoni in gabbia soffrono: figuriamoci con il caldo.

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