Karlsson, quando il tempo è a peso d’oro: 9 gare per riscrivere presente e futuro

Pagato 12 milioni in estate, maglia numero 10, Jesper ha collezionato meno di 400 minuti: ora è guarito e cerca spazio con la Salernitana

di MASSIMO VITALI
28 marzo 2024
Karlsson, quando il tempo è a peso d’oro. Nove gare per riscrivere presente e futuro

Karlsson, quando il tempo è a peso d’oro. Nove gare per riscrivere presente e futuro

Bologna, 28 marzo 2024 – Toh, Jesper Karlsson è guarito dalla distorsione alla caviglia e ieri è tornato in gruppo. Risveglio beneaugurante di primavera per il nazionale svedese che vanta un primato più unico che raro: difficile trovare nella recente storia rossoblù un calciatore costato così tanto, 12 milioni, e in grado di produrre così poco, alla sua prima stagione, in termini di minutaggi. Le statistiche in campionato gliene assegnano appena 325 (recuperi esclusi). Per farsi un’idea: dovendo escludere dalla graduatoria gli ultimi arrivati Odgaard, Castro e Ilic, solo El Azzouzi (295 minuti), Ravaglia (270) e Corazza (162) da Motta sono stati impiegati meno dell’ex esterno d’attacco dell’Az Alkmaar. Un carico da novanta lo hanno messo i guai fisici. Tra novembre e gennaio una distorsione al ginocchio gli ha fatto saltare nove partite. Poi, rimesso piede in campo per dieci giri di lancette col Verona il 23 febbraio, lo iellatissimo Jesper ha dovuto pagare dazio a un’altra distorsione, questa volta alla caviglia. In mezzo, da agosto ad oggi, 11 panchine, 4 maglie da titolare e 2 presenze da subentrante.

Poco, pochissimo per un talento vero che era da tempo sul taccuino di Sartori e Di Vaio e che ‘stregò’ Thiago la scorsa estate, ai primi di agosto, quando il suo Bologna era ancora un cantiere apertissimo e privo di manodopera (erano i giorni del grido di allarme di Utrecht sulla squadra "non in grado di competere in serie A") e Jesper incantò i rossoblù colpendo una traversa nell’amichevole giocata con l’Az in terra d’Olanda. Visto il seguito della storia stregare non è il verbo più indicato. Per un allenatore attento ai movimenti corali come Motta l’inserimento di Karlsson nello spartito rossoblù è stato irto di ostacoli. Lo si capì già nella notte di Verona, il 18 settembre, quando nel dopogara il tecnico rimproverò a Jesper di non aver passato il pallone a Kristiansen preferendo calciare in porta. Stessa musica dieci giorni dopo a Monza, quando abbastanza inspiegabilmente Thiago lo sostituì all’inizio della ripresa, nonostante in quel momento le sue giocate stessero facendo ammattire i difensori di Palladino. A conferma di un apprendistato ‘non lineare’ le successive cinque panchine, antipasto della lunga anticamera per l’infortunio al ginocchio.

Da quel 28 settembre a Monza sono trascorsi sei mesi esatti, passati alle cronache solo per i dieci minuti di appendice col Verona, oltre all’ora da titolare il 31 ottobre in Coppa Italia sempre contro gli scaligeri. Un Karlsson guarito oggi è una freccia in più all’arco di Motta e resta un investimento in cui i dirigenti rossoblù, con Saputo in testa, credono ciecamente. Ma oltre che la salute adesso per Jesper c’è una fiducia tecnica da conquistare e un feeling da far sbocciare con l’allenatore (con l’ambiente no, dal momento che la curva gli dedicò un inedito striscione di sostegno al Dall’Ara col Sassuolo). Ma Thiago è un osso duro e va conquistato con una dedizione assoluta. Se Karlsson ci riesce il futuro è suo, ma se Motta resta tra i due in estate toccherà ripartire da zero. O forse da queste nove partite, se Jesper le farcirà con i suoi lampi di classe.

Massimo Vitali

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