L’applauso di Sabatini. "E’ un Bologna prodigioso. Deve stare in Champions. Castro? Non ha prezzo...»
L’ex direttore sportivo: "Strabiliato da questa squadra, sembra imbattibile. Italiano ha meriti immensi, ma dietro c’è anche il grande lavoro della società". Sui singoli: "I due argentini sono fantastici, che io sappia non saranno ceduti".

L’ex direttore sportivo: "Strabiliato da questa squadra, sembra imbattibile. Italiano ha meriti immensi, ma dietro c’è anche il grande lavoro della società". Sui singoli: "I due argentini sono fantastici, che io sappia non saranno ceduti".
Direttore Walter Sabatini, il Bologna è in corsa per la Champions anche quest’anno. Se lo aspettava? "Onestamente? No. Che fosse competitivo sì, ma non così. Questa non è una squadra, è un monolite, sembra imbattibile. Ho sempre la sensazione che abbia la partita in mano e che possa vincere, anche quando non succede. E’ prodigioso".
Dopo l’addio di Motta c’era il timore che ripetersi fosse difficile. "E lo era. Sarebbe stato difficile per chiunque raccogliere quell’eredità, Italiano sta facendo un lavoro straordinario. Ma se cambi il manico e non cambia il risultato significa che è la società la garanzia migliore: perché sa costruire una squadra una squadra forte. Non hanno sbagliato praticamente un giocatore, in questo Bologna è difficile dire chi sia il migliore, sono tutti di livello altissimo. Quello dello scorso anno non è stato un exploit, il Bologna ha cambiato il proprio status e oggi è una squadra che fa paura a tutti. E se dovesse arrivare in finale di Coppa Italia... beh diciamo che il Bologna è l’unica squadra che non vorrei mai incontrare".
Tornerà in Champions? "Non saprei dirlo, il calendario è complesso. Ma sono convinto che tornerà in Europa. E se quest’anno non era pronto, l’anno prossimo lo sarà per fare risultati anche in Europa".
Che meriti riconosce a Italiano? "Immensi. Ha spazzato via i difetti delle squadre di Motta mettendoci del suo con un lavoro di sintesi stupefacente: ha portato più immediatezza, profondità e velocità nel recupero palla, mantenendo quei principi attorno ai quali la squadra già girava. Insomma, lavoro straordinario, ma sa una cosa?".
Dica. "In questo calcio si parla troppo degli allenatori. Ma in campo ci vanno i calciatori dei quali sono innamorato. Sono loro che determinano. Le squadre non si fanno a tavolino o con dettami sofisticati, la squadra la fanno i giocatori che risolvono problemi e offrono una proposta calcistica molto evoluta. La squadra l’hanno costruita molto bene Fenucci, Sartori e Di Vaio: grande lavoro insieme a Italiano, è stato nel rendere il gruppo una squadra, dopo averla costruita".
A proposito di calciatori. Lei stravede per i talenti. In questo Bologna chi le fa brillare gli occhi? "Castro e Dominguez sono fantastici, ma se citassi solo loro farei un torto ad altri. Perché i centrali di difesa sono fantastici. E Ferguson che roba è? Mamma mia com’è tornato. Non si può citare solo qualcuno, anche perché in questo momento qualunque giocatore abbia la palla tra i piedi e punti l’uomo fa cose determinanti e bellissime. Vanno oltre ogni immaginazione".
Ne dica almeno uno a cui non rinuncerebbe. "Freuler, è lui il metronomo e l’anima della squadra".
Castro non sta facendo rimpiangere Zirkzee. "Vero. E’ un calciatore molto diverso per caratteristiche, ma non di livello inferiore, nonostante abbia appena 20 anni. Anzi: è più determinante alla lunga di Zirkzee, perché è più velenoso e cattivo, forte muscolarmente, con il baricentro basso. Insomma un Toro, difficile da affrontare e fermare, perché oltre ai gol fa assist. Non si va in nazionale argentina per caso, specie a quell’età. E poi è la nazionale campione del mondo".
Quanto vale oggi Castro? "No, non parliamo di questo. Ma di sicuro la nazionale farà schizzare in alto e parecchio le quotazioni tanto per lui quanto per Dominguez. Ma che io sappia il Bologna non intende venderli. Almeno non quest’estate. I conti in ordine oggi sono fondamentali, ma il Bologna ha valorizzato talmente tanti giocatori che può decidere con chi e quando fare cassa".
Dipenderà anche dal finale di stagione e dall’eventuale Europa. "Juventus e Milan sono in crisi, la Lazio sembra stanca, Roma e Fiorentina sono in risalita: ma il Bologna sembra la squadra che sta meglio, sente la responsabilità di avere l’occasione di riprovarci e sono convinto che tenga. Per me torna in Europa".
Si immaginava un Motta così in difficoltà, invece? "No. Pensavo andasse e vincesse subito, ma guardando le partite si capisce che i giocatori non rispondono alle sue richieste e questo è un problema grosso. L’allenatore è bravo e se c’è una cosa che non gli va tolto è il tempo. Spero che alla Juventus lo aspettino, ma nel calcio tempo non ce n’è".
La lotta scudetto è roba a due dopo la vittoria dell’Inter a Bergamo? "Probabilmente sì, ma partiamo da un presupposto: il fatto che l’Atalanta si sia giocata una sfida scudetto a dieci giornate dal termine è già una vittoria: anche per il calcio italiano, significa che sta cambiando. E il Bologna è parte importante di questo cambiamento. Mi resta un solo rammarico".
Quale? "Non essere più parte del Bologna, ora che è tornato grande. Vedere 30mila tifosi allo stadio, 3-4mila in trasferta, una squadra che gioca così e non esserne parte mi dispiace e fa un po’ male. Ma sono felice per la società e la città di cui sono stato parte: questo Bologna è uno spettacolo".
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