Mattia Grassani: tra Bologna e Napoli, un ponte di diritto sportivo

L'avvocato Grassani racconta le sue esperienze con Bologna e Napoli, tra successi e delusioni nel mondo del calcio.

di MASSIMO VITALI
6 aprile 2025
L'avvocato Grassani racconta le sue esperienze con Bologna e Napoli, tra successi e delusioni nel mondo del calcio.

L'avvocato Grassani racconta le sue esperienze con Bologna e Napoli, tra successi e delusioni nel mondo del calcio.

"Il Bologna e il Napoli sono i due club che assisto da più tempo in assoluto: parliamo di rapporti che durano da venti o trent’anni. Per chi tiferò domani sera? Ho un doppio sogno e spero che a fine maggio si avveri: il Bologna di nuovo in Champions e il Napoli col quarto scudetto cucito sul petto". Se c’è uno che nel calcio ha gettato un ponte tra le Due Torri e il Vesuvio quel qualcuno è l’avvocato Mattia Grassani. Bolognese nel midollo (anche se nato a Fidenza), luminare di diritto sportivo, mille battaglie condotte nelle aule della giustizia sportiva con l’invisibile spadone della legge, a difesa di deboli e potenti. Tante vittorie in bacheca da custodire nello studio di via de’ Marchi e qualche sconfitta ancora oggi difficile da digerire.

Avvocato Grassani, qual è il rospo rossoblù che non ha mai ingoiato? "Il mancato ripescaggio in A nell’estate 2005, a seguito dei fatti di Calciopoli: quello resta il mio cruccio professionale più grande. Passai un mese a mezzo nella trincea di Roma. Forse pochi ricordano che dopo la prima sentenza della Caf, che mandò in B Juventus, Lazio e Fiorentina, il Bologna era con entrambi i piedi in serie A. In appello, invece, la Corte Federale confermò la B solo per la Juve e a salvarsi fu il Messina. Fu una delusione cocente, ma soprattutto fu una profonda ingiustizia".

Prima aveva affiancato il presidente Gazzoni nella sua coraggiosa battaglia contro il doping amministrativo. "Accadde dopo il Bologna-Roma 0-4 del novembre 2003 e fu un vero terremoto. Ricordo che l’allora presidente della Figc Franco Carraro tolse il saluto a Gazzoni, il Bologna finì in ‘black-list’ e due anni dopo retrocesse in B...".

Dal 2014 invece il suo partner è Saputo. "E il sodalizio è cominciato con una bella vittoria, quando nell’anno della B in appello la Corte di Giustizia Federale annullò il punto di penalizzazione inflitto per inadempienze economiche legate alla precedente gestione. Punto che si rivelò poi molto importante nel cammino verso la A".

Saputo e De Laurentiis per modi di fare sembrano pianeti lontanissimi. "Per stile e umanità Saputo è fuori concorso. Oggi il Bologna, grazie anche a un ad come Fenucci che affiancai già ai tempi di Lecce in una delicata controversia contro l’allenatore Giampiero Ventura, nel panorama della serie A è una società modello e il suo presidente ormai è più bolognese di me".

E il vulcanico AdL? "E’ un presidente che segue tutto in prima persona. Nel 2004, quando è entrato nel calcio, nel 2004, era il proprietario che meno di tutti conosceva questo mondo: dopo pochi anni però aveva già capito le regole del gioco. La sua storia dice che è un visionario, ma con i piedi ben piantati per terra".

Mille battaglie anche sotto il Vesuvio. "E pure uno scudetto con me come legale: l’ultimo. Col Napoli ho girato l’Europa, ho conosciuto e difeso Cavani, Lavezzi, Cannavaro, Zalayeta, Higuain, Koulibaly, Kvaratskhelia, allenatori come Sarri, Mazzarri e Ancelotti. Napoli è parte del mio cuore".

Non tutti sanno che prima di diventare avvocato di diritto sportivo lei è stato un arbitro di calcio. "Arbitri non si smette di esserlo mai. L’arbitraggio mi ha insegnato tanto: l’equilibrio, ma anche la capacità di prendere decisioni in un istante. Ho avuto la fortuna di avere due grandi maestri nella sezione di Bologna: Roberto Armienti ed Ermanno Amorati".

E il suo rapporto col pallone, fischietto a parte, fuori dalle aule di tribunale? "Mio padre mi portò allo stadio quando avevo sei anni, allora il capitano era Bulgarelli: il mio tifo per il Bologna nasce da lì. Da ragazzino il mio idolo era Beppe Savoldi ma avevo un debole anche per Paolo Rossi. E a quindici anni divoravo il ‘Guerin Sportivo’ come se fosse la Bibbia".

Domani sera come finisce? "Non ho la sfera di cristallo. Ma io che mi batto per togliere punti di penalizzazione stavolta, se solo si potesse, ne darei tre al Bologna e tre al Napoli".

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