Miranda al Bologna, l'oro olimpico è carico: "Voglio un'annata speciale"

Sei giorni fa il trionfo a Parigi con la Nazionale spagnola, oggi il Bologna, che da tempo lo seguiva e che lo ha voluto fortemente. "Non vedo l'ora di scendere in campo e conquistare i primi tre punti"

di GIOVANNI POGGI
16 agosto 2024
Juan Miranda, terzino, ha giocato l'ultima stagione nel Betis Siviglia. Con la Spagna ha vinto l'oro alle Olimpiadi (FotoSchicchi)

Juan Miranda, terzino, ha giocato l'ultima stagione nel Betis Siviglia. Con la Spagna ha vinto l'oro alle Olimpiadi (FotoSchicchi)

Bologna, 16 agosto 2024 - L’oro di Olivares. La città natale di Juan Miranda dista 1732 chilometri da Parigi, laddove appena sei giorni fa gli veniva messa al collo la medaglia più prestigiosa dei Giochi Olimpici, dopo aver sconfitto con la sua Spagna in finale 5-3 i padroni di casa della Francia. Qualche ora di riposo, poi l’arrivo a Bologna, già pronto per una nuova sfida.

“Il primo impatto è stato decisamente positivo: sono rimasto piacevolmente sorpreso dai ragazzi e dal gruppo – ha dichiarato l’ex terzino del Betis Siviglia, suo ultimo club d’appartenenza prima di approdare sotto le Due torri -. Già in poco tempo ho capito che qui si può lavorare bene, ho delle belle sensazioni. Ci tengo a ringraziare Marco Di Vaio e tutta la dirigenza per avermi voluto fortemente qui a Bologna. Sono carico, voglioso di scendere in campo e portare a casa i primi tre punti”.

Deciso, come quando sfreccia sulla fascia, con la convinzione di chi è appena diventato campione olimpico, e con un percorso alle spalle da predestinato, fin dagli inizi, nella "cantera" del Barcellona.

Tutta la trafila in blaugrana, poi il Betis, lo Schalke e il ritorno in Andalusia. A Bologna, l’ennesima occasione per lasciare il segno, in Italia e nell’Europa che conta.

“Vengo da un momento personale molto soddisfacente, ma ho voglia di fare un ulteriore step e questo step si chiama Serie A: è un campionato molto fisico e so che dovrò adattarmi presto a questo e ad un ritmo molto intenso in campo. Voglio essere il più utile possibile alla squadra e ai compagni, sperando questa annata possa diventare speciale per me, ma anche per il Bologna. La Champions sarà una bellissima esperienza, preferisco però pensare una partita alla volta”.

“Il mio ruolo? – prosegue Miranda – Posso definirmi un terzino di spinta, è quella la mia caratteristica principale e così sono stato abituato a fare alla Masia, a Barcellona, dove si pratica da sempre un calcio offensivo. Col passare degli anni poi ho affinato ancor meglio la fase difensiva, soprattutto durante la stagione in Germania allo Schalke: questa è la priorità nella mia posizione in campo, prima si difende e poi si va a dare una mano in attacco, chiudere la partita con la porta inviolata vale come un gol. Sono comunque ancora giovane e quindi ho tanto da imparare, ed è quello che cercherò di fare anche qui a Bologna”.

Quel Bologna che da tempo aveva già messo gli occhi su di lui e che, ad inizio estate, ha chiuso la trattativa. “Il fatto che da la società mi seguisse da molto, mi ha fatto sentire importante: per un calciatore sentire la fiducia del club è fondamentale. La mia famiglia è della mia stessa idea e non ha esitato a darmi l’ok per questa nuova avventura”.

Argento nel 2021 a Tokyo e oro una settimana fa a Parigi, due medaglie pesantissime che per Miranda, però, rappresentano già un glorioso passato: il presente parla del Bologna e di Vincenzo Italiano, che già aveva avuto modo di conoscere da avversario, sfidando la Fiorentina.

“E’ un grande allenatore, un lavoratore instancabile, sono contento di poter lavorare con lui. L’ho seguito in questi anni alla Fiorentina e l’ho anche sfidato col Betis in coppa, al Villamarin, ma soprattutto ne ho sentito parlare molto bene dal mio amico German Pezzella: mi ha detto che posso imparare molto da lui”.

Domenica il suo primo assaggio di Serie A e del Dall’Ara, e chissà, anche il debutto nel nostro campionato. “Se mi aspetto di giocare? Questo chiedetelo al mister (ride, ndr). Io mi sento pronto, ma sarà lui a decidere, anche perché fosse per me, giocherei tutte le partite”.

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