Motta e il suo passato. Thiago, esame speciale: l’uomo del Triplete cerca le prime luci a San Siro
Il tecnico vuole cancellare le delusioni raccolte al Meazza negli ultimi anni
Quando a febbraio la sciabolata di Orsolini stese l’Inter al Dall’Ara i rumors nerazzurri indicavano proprio in Thiago Motta uno dei possibili sostituti di Simone Inzaghi sulla panchina della Beneamata, in quella che allora appariva come una probabile rivoluzione di giugno.
Rivoluzione con postilla: sempre che ‘Inzaghino’ non centri la finale di Champions League, non vinca la Coppa Italia e non si classifichi tra le prime quattro in campionato. Simone Inzaghi sul campo ha fatto l’en plein e così ha scacciato il fantasma di Thiago, firmando un meritatissimo rinnovo di contratto.
Nel frattempo Motta nella galassia Inter resta la solita suggestione sospesa, da declinare al futuro visto che sia Bologna che Inter oggi sono strafelici dei rispettivi allenatori, ma da tenere in debita considerazione nel giorno in cui l’ex uomo del Triplete, per scelta o per fato, un bel giorno si accomoderà sulla panchina di una grande.
Diceva ieri a calciomercato.it il suo agente Alessandro Canovi, uno che maneggia le parole come il suo assistito modella gli schemi: "Partita speciale per Thiago? Se uno vive il calcio come lo vive lui tutte le partite sono speciali. Il top club di Thiago oggi è il Bologna e l’unico suo sogno è quello di lavorare tutti i giorni per dare il massimo vivendo la professione di allenatore a trecentosessanta gradi".
Resta il fatto che le due stagioni e mezzo in nerazzurro di Motta all’Inter hanno fatto breccia nel cuore del popolo nerazzurro, che ogni volta che Thiago è tornato al Meazza lo ha accolto con affetto.
Volendo si può eccepire sul fatto che l’affetto si dimostra con le carezze e non con le scoppole. E invece l’1-0 dello scorso 26 febbraio per Thiago è stata l’unica carezza: prima, dalla sua cara Inter, erano arrivate solo scoppole.
Dallo 0-4 del 2019 che a Natale gli costò l’esonero sulla panchina del Genoa all’1-6 del 9 novembre 2022, quando il suo Bologna naufragò dopo l’iniziale vantaggio, rocambolesco e illusorio, firmato da una natica di Lykogiannis, passando per le due sconfitte (0-2 e 1-3) incassate nella stagione allo Spezia, per il Motta allenatore l’Inter è stata spesso fonte di dispiaceri.
Ma conta solo il presente, farebbe osservare lo stesso Thiago. Ergo: passato in cavalleria, zero sentimentalismi e testa allo spauracchio Lautaro.
Pensare di prendere il ‘Toro’ per le corna con una difesa che per tre quarti (De Silvestri, Calafiori e Lykogiannis) oggi sarà composta da elementi che senza l’emergenza del reparto si sarebbero accomodati in panchina è una missione da far tremare i polsi.
Ma Motta non ha paura di niente e sa che quella stessa paura oggi non albergherà nella testa dei suoi ragazzi.
Del resto, dopo aver fermato tutte le big nel girone d’andata dello scorso campionato il suo Bologna ha cominciato la stagione inchinandosi solo al Milan, ma in compenso facendo tremare la Juve e inchiodando il Napoli al pari.
Sindrome da big nessuna. Solo un esame speciale, per Motta e il suo Bologna un po’ più difficile da superare.
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