Motta, l’addio non è da Champions. Il Bologna è rimasto sul pullman. E il terzo posto rischia di sfuggire

Orsolini e Saelemaekers girano a vuoto, il Genoa ha più fame e chiude la gara con Malinovskyi e Vitinha. Fabbian colpisce un palo di testa. Campionato chiuso a 68 punti: ora la società cerca il nuovo allenatore.

di GIANMARCO MARCHINI -
25 maggio 2024
Il Bologna è rimasto sul pullman. E il terzo posto rischia di sfuggire

Il Bologna è rimasto sul pullman. E il terzo posto rischia di sfuggire

Nelle orecchie ancora la musichetta della Champions, nelle gambe e nella testa la stanchezza che scende di colpo una volta tagliato il traguardo. Il Bologna saluta questo campionato da Champions con una sconfitta fin troppo umana in casa del Genoa. Un 2-0 senza inizio e senza storia a Marassi.

Thiago Motta si congeda così, sotto gli occhi di mille tifosi rossoblù che dal settore ospiti gli riservano solo un’educata indifferenza. Al fischio finale, invece, i suoi giocatori lo festeggiano in cerchio: abbracci e lacrime, a testimonianza del rapporto forte e simbiotico che è stato il primo ingrediente di questa stagione incredibile. Thiago fa la valigia anche se giura di non avere ancora un biglietto di solo andata: sul tabellone delle partenze c’aspettiamo compaia Torino. Lascia il Bologna davanti al portone dell’Europa più nobile: se si presenterà da terzo, quarto o quinto della classe, lo diranno a questo punto la Juventus (oggi contro il Monza) e l’Atalanta (domani con il Torino e poi il 2 giugno nel recupero con i viola).

Quel che è certo è che i rossoblù chiudono a 68 punti, dopo che l’anno scorso avevano issato la bandierina a 54, vetta più alta dell’era Saputo. Una crescita enorme, un upgrade pazzesco, risultato di una filiera dove tutto ha funzionato alla perfezione (anche al netto dei rapporti niente più che formali tra Motta e la dirigenza). Si ripartirà da tante certezze, ma anche dalla grande incognita di chi raccoglierà l’eredità pesantissima in panchina. I prossimi giorni, da questo punto di vista, saranno febbrili. Anche perché, neanche il tempo di far calare il sipario che è già tempo di allestire la nuova stagione.

Doveva servire anche in questa prospettiva, la partita di Marassi. Stravolto il Bologna che per settantatrè minuti aveva annichilito la Juventus: fuori Skorupski, Calafiori, Posch, Kristiansen, Freuler ed Aebischer, e dentro i vari Ravaglia, Moro, El Azzouzi, Fabbian e Castro per mettere minuti ed esperienza nel loro motore. C’erano, a onor del vero, anche i più navigati Beukema, Saelemaekers e Orsolini, ma con le motivazioni dimenticate forse sul pullman dei festeggiamenti.

La partita la vince il Genoa di Gilardino perché semplicemente aveva più fame: voleva celebrare davanti al proprio pubblico un campionato, a suo modo, da sogno. Segnano Malinovskyi e Vitinha: un gol per tempo a cui il Bologna non riesce mai a replicare, con il solo Fabbian capace di spaventare Leali con un’incornata che si consuma sul palo nel primo tempo. Sarebbe stato l’1-1, ma forse non sarebbe cambiata la storia. Perché tolto Fabbian, i rossoblù di Thiago vagano senza convinzione. Castro si gioca male la seconda gara da titolare, dopo il gol alla Juventus. Tutta esperienza per il ragazzino argentino, che si fa notare giusto per un giallo ingenuo di proteste. Si rivede almeno Karlsson, dopo undici panchine di fila: venti minuti più recupero per il numero dieci a cui l’addio di Thiago spalanca un portone di speranza per la prossima stagione. Lo svedesino dovrà fare quello che non ha mai fatto quest’anno. Al Bologna, invece, basterebbe fare la metà per essere ancora felice.

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