Nel nome del padre Il figlio di Mihajlovic farà l’allenatore: "Ti renderò orgoglioso"
Il terzogenito dell’ex tecnico del Bologna morto lo scorso dicembre: "So che da lassù mi guarderai e mi darai la forza come hai sempre fatto". Il 23enne e quel rapporto speciale con il papà anche durante la malattia.

Nel nome del padre Il figlio di Mihajlovic farà l’allenatore: "Ti renderò orgoglioso"
di Gianmarco
Marchini
Il rischio di seguire le orme di un gigante è che la tua impronta sembrerà sempre troppo piccola. Rischio che, evidentemente, Miroslav non ha avuto paura di correre. Si è caricato sulle spalle un’eredità enorme e, via, è partito lungo la strada di suo padre. Una strada lunga, lastricata di paragoni, ma soprattutto in salita. E diavolo, che salita: perché suo padre era Sinisa Mihajlovic.
Così, a nemmeno un anno dalla morte del tecnico serbo, il terzogenito dei cinque figli avuti dalla moglie Arianna, entra ufficialmente nel mondo del pallone. E anche se passa da una porta di servizio, il suo è un ingresso che accende la luce e fa rumore. Un rumore dolce, come le gocce di pioggia che dagli alberi scivolano a scandire la fine di un brutto temporale. Ecco, immaginare il figlio di Sinisa seduto nel posto del padre è un’emozione che non cambia la storia, ma può regalarle un altro finale.
Ieri Miro ha annunciato su Instagram di aver conseguito dalla Federcalcio italiana l’abilitazione ‘Uefa C’, il livello di partenza per chi sogna di fare l’allenatore. In pratica la base di quella piramide di cui papà Sinisa arrivò a toccare la vetta. Il ragazzo, classe 2000, potrà allenare le squadre giovanili (Primavera esclusa). Certo, è solo l’embrione di una storia potenzialmente incredibile. Ma già l’idea di un altro Mihajlovic in panchina è di per sé un pensiero potentissimo, carico di significati che vanno ben oltre il perimetro di un campo da calcio.
"Caro papà, sei e sarai sempre il mio orgoglio e la mia fonte di ispirazione, cercherò in tutti i modi di renderti orgoglioso perché so che da lassù mi guarderai e mi darai la forza come hai sempre fatto". Scriveva così, il ‘grande’ di casa. Era il 17 dicembre 2022, all’indomani della tragica notizia, con il mondo stretto attorno alla famiglia Mihajlovic nel piangere un uomo che con la sua doppia battaglia alla leucemia aveva unito tutta Italia, dopo aver costruito una carriera sulla capacità di saper dividere e sui contrasti, ruvidi, ma onesti.
La malattia aveva regalato una prospettiva diversa, mostrando a tutti il Sinisa che solo i suoi conoscevano: senza la corazza da duro, con i sentimenti e le emozioni a nudo. "Sono affettuosissimo con i miei figli, anche perché io so cosa vuole dire avere dei genitori che non ti abbracciano", raccontava il serbo in un’intervista.
Amava parlare della sua famiglia, e quando lo faceva, si arrendeva spesso alla commozione. Lui che non si è mai arreso alla malattia, nemmeno davanti all’evidenza di una partita ormai persa. "Non sentitevi meno forti se non riuscite ad affrontare la malattia come l’ho affrontata io, non vergognatevi di aver paura, di piangere, di essere disperati, ma non perdete mai la voglia di vivere". Indimenticabili queste parole del novembre 2019, a pochi giorni dal trapianto di midollo nel primo scontro con la leucemia. Quel giorno, Sinisa spese parole dolci anche per Miroslav e Dusan, il quartogenito. "I due ragazzi maggiorenni non hanno esitato un secondo a mettersi a disposizione per un eventuale trapianto, dandomi una grande dimostrazione d’amore, un’altra cosa che pare scontata, ma non lo è affatto quando hai vent’anni e hai tutto il diritto di avere paura". A quanto pare, Miro gli somiglia anche in questo.
Dei cinque figli avuti da Arianna (Sinisa ne ebbe un primo da una precedente relazione), è sicuramente il più riservato, o, se vogliamo, il meno social. Viktorija e Virginia sono le front-woman di casa, spopolano in rete e provano la scalata nel mondo della moda (hanno fondato un marchio tutto loro, ‘LeMiha’). Miro, invece, parla poco, ma ha le idee chiare, protette da un profilo basso: quello di Instagram, è addirittura privato. "I miei ragazzi sono il doppio di me, il più grande è quasi 2 metri, non lo so mica cosa mangiano", diceva Sinisa con la consueta ironia.
Nei cinque anni in cui il serbo è stato l’allenatore del Bologna, la famiglia ha continuato a vivere a Roma Nord, e da quelle parti, nell’Urbetevere, Miro ha mosso i primi passi da aspirante tecnico, dopo aver lasciato la carriera da calciatore nella Primavera della Samp. "I miei figli li vedo nel giorno libero e ci sentiamo spesso". E, infatti, Sinisa, come poteva, si metteva sulla strada della Capitale per correre dalla sua famiglia. Quando il cielo su Bologna si è fatto scurissimo, il percorso si è invertito: i figli venivano il più possibile a trovarlo, facendo spesso la spola con l’ospedale Sant’Orsola. "È meglio se li chiamo io, che se chiamano loro è perché hanno sempre bisogno di qualcosa". Non questa volta, però. Se avesse potuto, Miro lo avrebbe chiamato subito per condividere la gioia di questo piccolo grande passo. Nel nome del padre, ovviamente.