Parla l’attore bolognese. L’urlo dell’Orlando tifoso:: "La Champions rossoblù sarà un film bellissimo»
"In questa stagione firmerei subito per un posto in Conference League. E’ chiaro che la Coppa dei Campioni è una magnifica eccezione. E adesso sogno il Liverpool e Anfield. Ma prima facciamo punti a Como".
"La Champions? Sarà un bellissimo film. Non so se il Bologna sarà protagonista o comparsa, ma occhio a trascurare il ruolo di chi ha un ruolo minore: il calcio insegna che si può essere importanti anche senza essere primattori. Prova a togliere Aebischer al Bologna di Thiago: a maggio saremmo arrivati dove siamo arrivati?".
A Orfeo Orlando in 66 anni di vita non è mai piaciuto prendersi troppo sul serio. Eppure, con una carriera di attore alle spalle, continua fare del cinema il suo mestiere e la sua passione. Il Bologna, invece, è solo (si fa per dire) la sua passione: un amore totalizzante che lo porta in curva e con la testa lo porta perennemente a galleggiare tra nuvole rossoblù.
Orlando, anche lei freme per la Champions alle porte?
"Eccome. L’ultima e unica volta in cui abbiamo partecipato a quella Coppa avevo solo sei anni. Mia madre abitava in via Asiago, non lontano dallo stadio: ero un bambino che cominciò a respirare presto l’aria dei colori rossoblù".
Cresciuto a pane e Bologna?
"Sì. Ho ancora negli occhi le immagini di mio nonno, che era friulano di Portogruaro e che non era un vero appassionato di calcio: per festeggiare lo scudetto, però, in quei giorni scese in piazza pure lui. Si era appassionato alla colonia friulana di quella squadra: Pascutti, Furlanis, Tumburus. Che squadrone".
E la squadra di oggi come le sembra: attrezzata per la Champions?
"Parto da una premessa. Io sono innamorato pazzo di Bologna, quando per motivi di lavoro mi hanno proposto di trasferirmi a Roma ho sempre declinato l’invito, perché preferisco lavorare a Roma e la sera prendere un treno per tornare a casa mia".
Ciò premesso?
"Ai bolognesi, per indole, non va mai bene niente. E qui non si tratta di essere saputiani o maigoduti: è proprio nell’indole di noi bolognesi l’idea che lo spumante, come diceva l’avvocato Porelli, in questa città debba sempre avere un retrogusto di tappo. Non c’è cattiveria, ma lo scetticismo preventivo qui è la regola: dopo tre partite Italiano diventa già inadeguato, il mercato non è stato all’altezza e la società che non sa fare calcio...".
Sembra di capire che lei non sia della stessa idea e soprattutto che non sia preoccupato.
"Non sono preoccupato, ma non perché sia un eterno ottimista: cerco solo di analizzare le cose. La società e Saputo dopo un lungo percorso ci hanno portati in Champions. Il mercato lo giudicherò quando avrò visto in campo tutti i nuovi acquisti, cosa che per molti di loro non è successa. Dopodiché parliamo di Italiano".
Prego.
"Ovunque è andato ha fatto bene. Anche a Firenze, dove non sono teneri con la squadra, ha ereditato una Fiorentina derelitta e l’ha portata tre volte in finale. Dice: le ha perse tutte e tre. Ma giocare una finale è come partecipare al Festival del Cinema di Venezia o a quello di Cannes: il vincitore è uno, ma non è che quelli che arrivano dietro sono scarsi".
Certo Thiago Motta non c’è più. A proposito: a chi assegnerebbe gli oscar della scorsa stagione?
"Indistintamente a tutti i componenti della squadra. Perché lo ‘stranino’ ha dato al gruppo un’impronta importante ma aveva materiale tecnico di prim’ordine. Funziona così anche nel cinema: puoi essere un bravissimo regista ma se gli attori non hanno stoffa è difficile che esca un bel film. Altro parallelismo col calcio che mi viene in mente: fare un bel film è il frutto di un gioco di squadra. Il protagonista conta, ma contano tanto anche le cosiddette comparse".
E qui esce l’Orlando attore.
"Chi fa un ruolo minore è una rotellina della macchina: ma se quella rotellina s’inceppa rischia di bloccarsi tutta la macchina".
Pensa a un rossoblù in particolare?
"Sì, penso ad Aebischer, in cui un po’ mi rivedo. Lui è più che una semplice comparsa, però in campo si vede poco. Eppure le cose che fa contano e hanno contato tanto per arrivare in Champions".
Per lei il Bologna in Champions che film sarà?
"Il film più bello della mia vita da tifoso. Se dovessi trovare un titolo appropriato azzarderei’ Nuovo cinema paradiso’. Anche perché evoca ricordi vecchi di sessant’anni, quando il Bologna giocava davvero un calcio paradisiaco".
Lei da attore in ‘Champions’ ha mai giocato?
"Ho avuto la fortuna di partecipare a film di successo, diretti da Bellocchio e Placido. Adesso ho appena finito di girare un film indipendente del regista Rodolfo Bisatti, ‘On Life: l’Università dei Bambini’, dove dei ragazzini, diciamo così, problematici insegnano agli adulti ad utilizzare le nuove tecnologie".
Dove arriva quest’anno il Bologna in campionato?
"Sarei felicissimo se si piazzasse dal sesto al nono posto. E firmerei subito per un posto in Conference League, perché mi è chiaro che la qualificazione alla Champions è stata una magnifica eccezione".
Ma un tifoso non deve anche sognare?
"Io infatti sogno Anfield. Ma so che prima bisogna far punti a Como".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su