Resettare l’anno di Thiago. Bologna, mini rivoluzione per accontentare Italiano

Il tecnico tornerà in città nei prossimi giorni, ma ha una linea diretta con i dirigenti. Un terzino destro, un vice Ferguson e un bomber le priorità del mercato rossoblù.

di MASSIMO VITALI
9 giugno 2024

Bologna, mini rivoluzione per accontentare Italiano

A Casteldebole in questi giorni non conoscono il senso della parola weekend. Tutti sul pezzo, da Fenucci a Sartori, da Di Vaio a Italiano (che fisicamente tornerà in città nei prossimi giorni, ma che ha una linea diretta continua con gli uomini mercato rossoblù), passando per Saputo che tra oggi e domani dovrebbe rimettere piede sotto le Due Torri per accelerare le operazioni di costruzione del nuovo Bologna, nonché per presentare il nuovo allenatore.

La lista della spesa, per sommi capi, è chiara: un terzino destro che sia l’alter ego di Posch, un terzino sinistro titolare, un difensore centrale se Calafiori dovesse partire, un vice Ferguson in attesa del ritorno in campo dello scozzese, un esterno d’attacco e, dulcis in fundo, una punta centrale col gol addosso per tappare la falla della più che probabile partenza di Zirkzee.

Mettiamola così: se a Casteldebole non sarà rivoluzione poco ci manca. Ma questa è la classica circostanza in cui non tutti i mali vengono per nuocere.

Le ragioni che potrebbero rendere vantaggiosa l’idea di cambiare molti volti nello spogliatoio rossoblù sono due: 1) accontentare Italiano, che anche se pratica il 4-3-3, con la variabile del 4-2-3-1, ai suoi interpreti chiede cose sostanzialmente diverse da quelle che chiedeva Motta col suo 4-1-4-1 fluido; 2) resettare la splendida avventura della stagione appena passata in archivio per non correre il rischio di ritrovarsi un gruppo preso dalla tentazione di specchiarsi troppo nel confronto col suo recente passato, esercizio che in questi casi sarebbe quanto mai pericoloso.

L’esperienza nel calcio insegna che quando un’avventura fantastica si chiude col divorzio, nella fattispecie doloroso, con il suo principale artefice sul campo è meglio dare un taglio netto al passato e costruire un gruppo nuovo in grado di sposarsi subito con i concetti di gioco e le abitudini del nuovo allenatore. Il Bologna ha sperato fino all’ultimo (Saputo più di tutti in verità, perché la separazione a Casteldebole i dirigenti la fiutavano da mesi) di poter trattenere Motta. Se ci fosse riuscito la logica avrebbe imposto di trattenere il maggior numero di pedine possibili potenziando l’organico in previsione del viaggio in Champions. Ma le cose non sono andate così, Thiago ormai è il passato e il Bologna adesso ha bisogno di ‘resettare’ e voltare pagina, anche a costo di cambiare i connotati a un gruppo che ha fatto lustrare gli occhi a tutti gli addetti ai lavori.

L’esperienza del Napoli del resto insegna. L’addio di Spalletti, combinato con la riconferma di quasi tutti i calciatori della fenomenale stagione dello scudetto, ha prodotto un contrasto irrisolto tra chi sedeva in panchina e chi, orfano di Spalletti, scendeva in campo. Claudio Fenucci in queste ore ha fatto bene a rimarcare che quella del Bologna, ove mai qualcuno pensasse di bussare alla sua porta (vedi Juve per Calafiori), sarà una bottega carissima e che, caso Zirkzee a parte, tutti i protagonisti della splendida cavalcata hanno contratti lunghi e dunque il club è padrone del loro destino.

E’ un dato di fatto, però, che non verrà esercitato il diritto di riscatto per i prestiti di Kristiansen e Saelemakers (che potrebbe seguire Thiago alla Juve). Così come è acclarato che Posch, al netto del più che probabile rinnovo di De Silvestri, avrà bisogno di un’alternativa pronta a calcare gli stadi di Champions. Ma è davanti che il Bologna cambierà parecchio i suoi connotati. Italiano non rinuncia mai al trequartista e anche se Ferguson non lo è in attesa della sua guarigione dopo la rottura del crociato servirà un calciatore con quelle caratteristiche.

In aggiunta toccherà portare in dote a Italiano un esterno d’attacco, dopo l’uscita di Saelemakers, e soprattutto un centravanti classico in grado di andare in doppia cifra. Ecco perché l’idea della mini rivoluzione è tutto fuorché campata in aria.

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