Troppa Lazio per un Bologna in 10. Follia Pobega, che tonfo all’Olimpico. Rossoblù ko dopo nove risultati utili
Il centrocampista si fa espellere al 35’ per un ingenuo doppio giallo: Beukema e compagni resistono fino al 68’. Gigot, Zaccagni e Dele-Bashiru interrompono la striscia positiva di Italiano. Mercoledì c’è il Lille in Champions.
Elimina l’immagine. Non c’è uno scatto buono da salvare nella notte fonda di Roma. Da qualunque prospettiva lo si provi a guardare, esce un Bologna brutto, sfocato, con gli occhi rossi. Quelli di Tommaso Pobega che al 35’ del primo tempo lascia i compagni in dieci e il campo a testa bassa. Fino a quel momento i rossoblù avevano sfidato con coraggio - forse troppo - una Lazio che si era però mostrata da subito superiore nello spirito e nell’interpretazione. L’equilibrio, più figlio della scarsa concretezza di Castellanos & Co., si sbriciola in quegli sciagurati dodici minuti di Pobega: al 23’ il primo fallo su Lazzari e al 35’ il folle e inutile intervento su Guendouzi in area laziale. Doppio giallo ed espulsione. Lì comincia e finisce al tempo stesso l’altra partita.
Troppo forte e troppo consapevole di sé, questa Lazio di Baroni (ora seconda a un punto dal Napoli capolista) per poter pensare di resisterle in dieci contro undici per un’ora di gioco. La trincea rossoblù cede al 68’, con Gigot che insacca a porta vuota un angolo velenoso di Zaccagni. Lo stesso Zaccagni che, quattro minuti dopo, blinda il risultato con un destro da biliardo in buca d’angolo. Il tris di Dele-Bashiru, oltre la riga del novantesimo, sa quasi di accanimento. Peccato, perché il Bologna si presentava a Roma con la forza di nove risultati utili di fila e, nello specificio, di tre vittorie consecutive che avevano gonfiato le certezze di un gruppo che pareva pronto al salto di livello. E, invece, ecco un salto nel vuoto, con conseguente caduta rovinosa. Un altro 3-0, dopo quello di Napoli del 25 agosto. C’eravamo scordati, almeno in campionato, come si perdesse, e questo restituisce l’idea di quanto Italiano abbia saputo far crescere la sua creatura, dentro mille difficoltà che si porta dietro una rivoluzione tecnica come quella di Casteldebole. Il tutto col peso di una Champions da dover onorare. All’Europa di mercoledì, il tecnico rossoblù non aveva affatto pensato nello schierare l’undici anti-Lazio: dentro i migliori disponibili, a parte quel Lucumi che sarebbe stato volentieri risparmiato se l’influenza, dopo Skorupski, non avesse steso anche Casale a poche ore dal match.
Difficile togliere l’episodo dalla partita, difficile un’analisi precisa. Troppo facile al tempo stesso condannarne uno (Pobega) per salvare tutti gli altri. In undici, il Bologna ci ha provato, con qualche guizzo di Orsolini e Castro nel primo tempo, e persino di Karlsson. In dieci, poi, il Bologna ha solo potuto lottare.
A voler proprio spremere un aspetto positivo dalla buccia di questa batosta, c’è l’effetto rabbia. Notti come quelle di Roma ti lasciano addosso una voglia di riscatto che i rossoblù dovranno tirare fuori mercoledì al Dall’Ara, nella ‘finale’ di Champions con il Lille. Già, una finale, perché senza una vittoria, s’abbasserebbe definitivamente la serranda sui sogni di un posto sul treno dei playoff. Da dove si riparte? Sicuramente da Castro, ieri tra gli ultimi ad arrendersi agli avversari e all’evidenza. E’ anche da questi piccoli particolari che si giudica un giocatore.
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