"Valorizza i giocatori e ascolta i suoi dirigenti. Italiano è perfetto per sostituire Thiago"

Stefano Chisoli, bolognese d’adozione ed ex presidente dello Spezia, racconta i retroscena delle due stagioni capolavoro in Liguria

di MASSIMO VITALI -
16 giugno 2024
"Valorizza i giocatori e ascolta i suoi dirigenti. Italiano è perfetto per sostituire Thiago"

"Valorizza i giocatori e ascolta i suoi dirigenti. Italiano è perfetto per sostituire Thiago"

"Italiano è giovane, motivato, vive per il calcio e ha grande voglia di crescere. In fondo sono le stesse cose che pensavo di lui nel 2019, quando arrivò allo Spezia dopo aver portato il Trapani in B. Nei due anni con noi ha fatto un capolavoro: promozione in A e salvezza. E dire che l’inizio non fu facile: ricordo quella cena...".

Se Stefano Chisoli sfoglia l’album dei ricordi gli passano davanti mille fotogrammi della sua avventura spezzina con Italiano. Chisoli, 61 anni, milanese di nascita, ma trapiantato da più di trent’anni sotto le Due Torri, è stato presidente dello Spezia targato Gabriele Volpi dal 2017 al 2021. Oggi si sdoppia nelle vesti di commercialista e agente Fifa, oltre a conservare un posto nel cda della Pro Recco, il colosso della pallanuoto di proprietà di Volpi.

Chisoli, quella famosa cena allora?

"Ottobre 2019, Italiano era arrivato in estate. Dopo sette giornate del campionato di B avevamo perso già cinque partite, il gioco c’era, ma i risultati non arrivavano. Così dirigenti, allenatore e calciatori ci ritrovammo tutti a cena in un luogo segreto dell’entroterra. Ci guardammo negli occhi, ci motivammo a vicenda. Il club diede un segnale forte di fiducia all’allenatore. Da lì cominciò la nostra cavalcata verso la A".

Italiano e il Bologna.

"Vincenzo è il profilo giusto per questa piazza. Lui è uno che dove arriva porta valore. Guardate la Fiorentina: prima del suo arrivo si era salvata alle ultime giornate, con lui è andata per tre anni in Europa. E adesso la Champions col Bologna".

Roba da far tremare i polsi: specie arrivando dopo Motta.

"Vincenzo è ambizioso, sa quello che lo aspetta e può contare su uno staff di prim’ordine. In più trova una società che con Saputo è solida e che in Sartori ha un uomo mercato tra i più bravi del nostro panorama calcistico. Vi racconto questo aneddoto".

Prego.

"Allo Spezia giocava in prestito Pessina, che era dell’Atalanta. A noi piaceva anche Barrow, l’anno prima che lo prendesse il Bologna. Così chiedemmo a Sartori se ci poteva dare in prestito anche lui. Ci disse che la cosa non si poteva fare, perché Gasperini voleva tenerlo. Poi ci fece una lista di cinquanta calciatori in orbita Atalanta, con vita morte e miracoli di ognuno. ‘Guardate se c’è qualcosa che fa al caso vostro’, ci disse. Lui li aveva visti giocare tutti".

Che feeling può nascere tra lui e Italiano?

"Penso ottimo. Anche perché con Vincenzo si lavora benissimo: conosce i calciatori, ma non li impone al club. E’ uno che si confronta, che ha le sue idee ma che ascolta i dirigenti".

Nnon esiste un bravo allenatore senza dei bravi calciatori.

"Al primo alla Fiorentina i pilastri della squadra, quelli su cui puntava di più, erano Odriozola, Torreira e Vlahovic e glieli hanno venduti tutti e tre. Oggi Italiano trova un Bologna economicamente forte e strutturato: sono sicuro che il club allestirà una squadra in grado di competere su tutti e tre i fronti, Champions compresa".

Com’è fuori dal campo?

"Riservato. Ma quando capisce che può fidarsi delle persone si apre e diventa molto socievole".

Dopo Italiano, Motta: che cos’ha di speciale lo Spezia per forgiare gli allenatori del Bologna?

"Mica solo quelli del Bologna. Oggi in A allenano anche Palladino e Gilardino, due ragazzi che giocavano da noi sotto la mia presidenza. Le fortune degli allenatori le fanno anche i dirigenti che li scelgono. Italiano allo Spezia lo portò il diesse Angelozzi e quando l’anno dopo al posto di Angelozzi arrivò Meluso, Vincenzo, nonostante la corte serrata del Genoa, firmò il rinnovo e in A salvò la squadra".

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