Vecchio Bologna con nuove certezze. Così gli ultimi arrivati restano a guardare
Italiano fin qui ha puntato sui reduci della passata stagione. Con l’Atalanta erano undici, così come con lo Shakhtar in Champions
Vecchio Bologna, nuove certezze. Che è come dire che Vincenzo Italiano per cominciare a dare un senso alla sua creatura fin qui ha scelto di attingere alla squadra della scorsa stagione, rinunciando quasi in blocco agli innesti dell’ultimo mercato.
Innesti non all’altezza o in ritardo di condizione? Lo scopriremo solo vivendo, ma difficilmente mercoledì ad Anfield, dove la vecchia guardia promette di essere ancora dominante nella scelta degli undici da opporre al Liverpool, al netto degli acciacchi, purtroppo non trascurabili, che disegnano un punto interrogativo sulle presenze in campo di Freuler (contusione al ginocchio) ma soprattutto di Castro (contusione al polpaccio).
Tornando al tema del ‘vecchio’ Bologna: con l’Atalanta al pronti via Italiano ha schierato un Bologna fatto per undici undicesimi di ‘reduci’ della scorsa stagione, come peraltro aveva fatto anche il 18 settembre in Champions con lo Shakhtar.
Salta agli occhi un dato: dei 66 rossoblù battezzati nelle sei formazioni titolari delle prime 6 giornate di campionato quelli arrivati nell’ultima infornata estiva sono stati appena 8.
Il record di volti nuovi è stato fatto registrare nella trasferta di Como, con quattro semi-debuttanti nello ‘starting eleven’: Casale, Miranda, Pobega e Dallinga.
Con Udinese, Napoli, Empoli e Monza, invece, nell’undici titolare c’è sempre stato un solo innesto nuovo: Erlic con Udinese e Napoli, Miranda con l’Empoli e Casale col Monza.
Numeri che rappresentano un motivo in più per lodare il lavoro di Italiano, che fin qui tra infortuni, ritardi di condizione e tempi necessari per l’ambientamento dall’ultimo mercato non ha avuto praticamente nulla, salvo il gol di Iling-Junior a Como.
Eppure la mano del tecnico siciliano con l’Atalanta si è vista con forza nei 50 minuti in cui le due squadre si sono affrontate in parità numerica.
A Como, solo quindici giorni fa, per settanta minuti i rossoblù in campo sembravano attori smarriti che cercavano di recitare, con scarso profitto, un copione indigesto. Sabato con l’Atalanta invece, nella partita bella e intensa che si è giocata fino all’erroraccio di Lucumi, tutti i rossoblù sapevano esattamente cosa fare e nell’applicare il piano partita del loro allenatore hanno dato prova di una solidità tecnica e mentale che è un biglietto da visita incoraggiante alla vigilia del viaggio dei sogni in casa Liverpool.
Sette punti in 6 partite non sono un gran bottino, ma guardare oggi la classifica rischia di spostare l’attenzione dai segnali tangibili di crescita che sta dando un gruppo che forse con l’Atalanta ha smesso definitivamente di sentirsi orfano di Motta.
Segnali che trovano conferma anche nella continuità di risultati. Dallo 0-3 di Napoli datato 25 agosto il Bologna non ha più perso, infilando, tra campionato e Champions, una striscia di 4 pareggi e una vittoria.
E pazienza se il nuovo per ora non avanza. Con tre fronti aperti da qui a maggio toccherà che diventino protagonisti anche quelli che oggi sono solo fugaci comparse.
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