Finale di Champions League, l’avvocato Galassi e il Manchester City all’italiana: "Inter, peccato"

Il 58enne modenese fa parte del board del club inglese dal 2012: "Sono milanista, ma devo dire bravo a Inzaghi. Ora ha l’avversario peggiore"

di LEO TURRINI
22 maggio 2023

Il Manchster City ha festeggiato la vittoria in Premier League

I soldi, d’accordo. Ma è un fatto che, solo per stare alle ultime sessioni di mercato, top club come Psg, Chelsea e Manchester United abbiano speso più del City. "Il nostro è un modello che privilegia competenza, cultura, organizzazione". Metti un italiano a Manchester. Alberto Galassi, emiliano cinquantottenne, fa parte del board del City dal 2012. Amministratore delegato di Ferretti Group, milanista alla nascita, forse vivrà un po’ come un Derby l’euro finale di Istanbul. "Da tifoso ho visto dal vivo tre finali dei rossoneri, nel 2003, nel 2005 e nel 2007. Stavolta l’Inter ha fatto un bellissimo percorso e merita solo complimenti – sospira Galassi –. Sarà una grande sfida".

Da destra l’avvocato Galassi, Guardiola e al Mubarak
Da destra l’avvocato Galassi, Guardiola e al Mubarak

Molti però pensano che non ci sia partita, tutti i pronostici dicono City e così sia.

"Aspetti un attimo. Noi stiamo giocando un calcio stellare, il match con il Real è stato fantastico ma…".

Niente ma, erano anni e anni che non si vedeva una squadra giocare così bene.

"Grazie per l’elogio però in gara secca tutto può accadere. Mi conforta sapere che i nostri campioni ne sono consapevoli".

Anche perché ci siete già passati.

"La sconfitta di due anni fa con il Chelsea brucia ancora. Ma è un enorme stimolo in più per il gruppo. Così come contro il Real Madrid c’era una motivazione speciale, non avevamo dimenticato l’incredibile eliminazione del 2022".

Scusi Galassi, ma lei come ci è finito, nel cuore del Manchester City?

"Ah, è una storia che viene da lontano".

Beh, raccontiamola.

"Più o meno all’alba del millennio per ragioni di lavoro ho conosciuto Khaldoon Al Mubarak, oggi presidente del club. Tra noi si è creato un rapporto fraterno. Poi il fondo sovrano di Abu Dhabi entrò nell’azionariato della Ferrari…".

E cosa c’entra il Cavallino?

"Aspetti che arrivo. Nella mia vita ho avuto la fortuna di innamorarmi di Antonella Ferrari, la figlia di Piero. E ad Abu Dhabi è nato il primo parco tematico dedicato alle Rosse".

Che tipo è il presidente del City?

"Umanamente l’ho già detto, è un amico vero. Nel contesto strettamente calcistico, crede nel valore della organizzazione".

Di nuovo, non sono solo i soldi a fare la differenza.

"Ecco, su questo vorrei tornare al ragionamento di partenza".

Prego.

"Ovviamente io non nego la differenza economica tra il fatturato della Premier e il fatturato della nostra Serie A…".

Ci mancherebbe.

"Però come ho detto c’è chi ha investito più risorse del City, vincendo molto meno. Posso fare un’altra esempio?".

Prego.

"In oltre quindici anni abbiamo avuto solo quattro allenatori: Hughes, Mancini, Pellegrini e Guardiola. Altrove è stata una girandola continua di mister".

Tradotto?

"I soldi senza programmazione non garantiscono risultati. È una banalità, ma è l’ennesima verità".

Fa parte del progetto anche avere acquisito il controllo del Palermo?

"Certamente, è un investimento del quale mi sono occupato e mi occupo in prima persona. Vede, il City ha una sua filiera, sono tredici i club nel mondo che fanno riferimento a noi. In ordine d’importanza, il Palermo per potenziale di sviluppo viene subito dopo le squadre che abbiamo a New York e a Bahia, in Brasile".

Senta, com’è Pep Guardiola visto da vicino?

"Che sia un grandissimo tecnico lo sanno tutti. Io aggiungo che è una persona straordinaria".

Con l’ossessione della Champions, dicono.

"Eh, ma chi non ce l’ha? Poi lui l’ha già vinta, comprende perfettamente il valore unico di questa competizione".

È vero che Pep parla sempre di Cruyff, il leggendario asso olandese sul campo e in panchina?

"Guardiola è stato un suo discepolo a Barcellona. Considera Cruyff il Maestro assoluto, ne coltiva il ricordo con gratitudine. Nel suo ufficio tiene una foto di Johann in bianco e nero. L’ha scelta non a caso come sfondo per l’istantanea scattata dopo il 4-0 al Real".

Galassi, per finire che cosa direbbe ad un interista come me, pensando ad Istanbul?

"Alle finali bisogna intanto arrivarci e Inzaghi ci è riuscito, tanto di cappello. Poi credo siano tutti d’accordo che avversario peggiore non poteva capitare, ai nerazzurri…".

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