Eriksson, addio al ‘profeta di Torsby’: la carriera e i successi del tecnico gentiluomo

Dalle prime vittorie col Goteborg al trionfo in Italia con la Lazio: il ritratto dell’allenatore svedese morto a 76 anni dopo la battaglia contro un tumore al pancreas

di Redazione Sport
26 agosto 2024

Roma, 26 agosto 2024 – Sven Goran Eriksson ha affidato il suo ultimo saluto a un docufilm, già sapendo il destino che lo attendeva di lì a poco, per colpa di una diagnosi impietosa, quella del tumore al pancreas. Ad annunciare la morte dell'ex tecnico della Lazio campione d'Italia è stata la famiglia, che gli è stata sempre al fianco in questi ultimi mesi di sofferenza ma anche di accettazione, per una malattia incurabile che Eriksson ha vissuto come il prezzo dovuto “a una vita bellissima”.

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È morto Sven Goran Eriksson: l’allenatore svedese, 76 anni, aveva un tumore al pancreas

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Un'esistenza mai banale, ricca di vittorie ma anche sconfitte, calcio a tutte le latitudini, in ogni continente. Senza mai rinunciare alla sua proverbiale compostezza in panchina, che ha contraddistinto tutta la sua carriera. Un gentiluomo innamorato del calcio. Fin dagli esordi alla guida del Goteborg, condotto a sorpresa fino alla vittoria della Coppa Uefa nel 1982, battendo in finale il più titolato Amburgo. L'Europa scopre questo giovane tecnico, nato a Sunne, nella Svezia centrale, e cresciuto a Torsby ("un gran bel posto in cui vivere. Si fa, senza fretta. Il nostro motto è sempre stato questo"), con un passato da calciatore trascurabile.

Sven Goran Eriksson aveva 76 anni
Sven Goran Eriksson aveva 76 anni

Il primo trionfo continentale gli vale un biglietto per il Portogallo, Eriksson cede alla corte del Benfica, con cui centra la doppietta campionato e coppa nazionale. Quindi lo sbarco in Italia, sulla panchina della Roma con la quale perde un clamoroso scudetto alla penultima giornata: fatale la sconfitta casalinga contro il Lecce già retrocesso. Prima di lasciare la Capitale riesce comunque a vincere una Coppa Italia. Poi il trasferimento alla Fiorentina, dove resta due stagioni.

Sven-Goran Eriksson con David Beckham, Geoffrey Thompson e la regina Elisabetta (foto Ansa)
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Nella seconda parentesi al Benfica, vince il terzo titolo nazionale ma perde la finale di Coppa dei Campioni contro il Milan, e qualcuno gli affibbia l'ingenerosa l'etichetta di "perdente di successo”. Nel 1992 lo svedese torna in Italia, per cinque anni alla Sampdoria. Vince una Coppa Italia, ma per lo scudetto deve ritornare a Roma, sponda Lazio. L'anno del giubileo è la sua consacrazione personale, che cancella l'amarezza per la sconfitta nella finale di Coppa Uefa contro l'Inter di Ronaldo. Quattro stagioni all'Olimpico, per poi diventare il primo tecnico straniero sulla panchina dei Tre Leoni. Fa sognare l'Inghilterra quando batte la Germania 1-5 a Monaco di Baviera, ma ai Mondiali del 2002 esce ai quarti di finale. Stesso percorso agli Europei successivi, così come ai Mondiali del 2006.

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Il sempre più difficile rapporto coi tabloid, che scandagliano la sua vita privata nel lungo fidanzamento con l'avvocatessa italo-londinese Nancy Dell'Olio, lo spingono all'addio. Ma resta in Inghilterra, ingaggiato dal Manchester City del magnate thailandese Thaksin Shinawatra. È l'inizio della sua parabola discendente, che lo porterà negli anni successivi a guidare altre due nazionali (Messico e Costa d'Avorio), il Leicester, tre squadre cinesi (Guangzhou R&F, Shanghai SIPG, Shenzhen) e infine la nazionale filippina. Senza più riuscire ad ottenere i successi di una volta, ma rimanendo sempre Sven Goran Eriksson.

Sven-Goran Eriksson, ct dell'Inghilterra nel 2006 (foto Ansa)
Sven-Goran Eriksson, ct dell'Inghilterra nel 2006 (foto Ansa)

Infine l’annuncio della malattia. "Nella migliore delle ipotesi mi resta un anno di vita", aveva confessato a inizio 2024 nello sconcerto generale. Subito dopo il calcio si è stretto attorno a lui. Giri di campo nell'Olimpico biancoceleste e allo stadio Marassi di Genova, dove ha salutato i tifosi della sua Samp. Una notizia che ha fatto il giro del mondo e il Liverpool ha anche coronato il suo sogno di sedere almeno una volta sulla panchina dei Reds. "Vivete la vita fino alla fine, spero di essere ricordato come un bravo uomo": l'ultimo messaggio che Eriksson ha affidato pochi giorni fa alle telecamere del docufilm ‘Sven’, in onda su Amazon Prime. Un testamento umano, prima ancora sportivo, per il mister che ha ripercorso i momenti più importanti della sua carriera. Il mondo del calcio, perde un protagonista assoluto e un vero gentiluomo.

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