La Roma ha perso, ma Mourinho ha vinto anche questa volta
Lo ‘Special One’, alla prima sconfitta in una finale continentale, non smette di affascinare per la rara capacità di non lasciare indifferente chi si ponga al suo cospetto
Niente da fare. Non avremo cinque italiane nella prossima edizione della Champions. La Roma ci ha provato, ma evidentemente il Siviglia si identifica con la Europa League, ha vinto la partita più lunga della storia (146 minuti più i rigori!) e buona notte suonatori.
Ciò premesso, lasciate perdere la ‘fuffa’ che adesso circonderà José Mourinho, alla sua prima sconfitta in una finale continentale. Lasciate perdere, perché in realtà il portoghese ha vinto comunque. Per carità, va tutto bene, così come rimane legittimo sostenere che Mou, calcisticamente l’anti Guardiola, adora mettere l’autobus davanti alla porta. Ma questo potrebbe essere detto di tanti allenatori.
No. Ciò che resta, ciò che affascina di Mourinho, al di là dell’albo d’oro, è la rara capacità di non lasciare indifferente chi si ponga al suo cospetto. Perché il personaggio è vagamente letterario. Nelle proteste perenni contro gli arbitri così come nelle esternazioni a uso e consumo dei media, questo sciamano delle panchine non è mai banale. Che si proclami ‘The Special One’ o che escluda platealmente di essere un pirla, il soggetto sfugge sempre a qualunque tentativo di omologazione.
Mourinho non sarà mai come gli altri perché detesta somigliare al prossimo. Esagerando sistematicamente, si espone al rischio di essere preso per una macchietta: ma c’è del genio nella apparente follia, c’è un metodo nella ossessiva ricerca di una diversità che non può essere scambiata per finzione.
In una città, Roma, che ha visto passare Re, Papi e Imperatori, era fatale si innamorassero di lui.
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