Giancarlo Antognoni fa 70 anni, una vita mundial: “Sento il grande amore dei tifosi ogni giorno”

"Le cose sono andate come sognavo da piccolo, anzi: ho avuto anche di più. La Fiorentina mi manca”

di RICCARDO GALLI -
30 marzo 2024
Giancarlo Antognoni in maglia azzurra ai mondiali del 1982

Giancarlo Antognoni in maglia azzurra ai mondiali del 1982

Firenze, 30 marzo 2024 – "Che cosa vorrei come regalo di compleanno? Ritornare a fare quello che ho sempre fatto. Una telefonata e... via, di nuovo sul campo. Di nuovo nel mondo del pallone".

E chissà che proprio lunedì, quando Giancarlo Antognoni aprirà la bottiglia di champagne per brindare con la famiglia ai suoi 70 anni, il cellulare non squilli davvero e...

Insomma, anche a questa età si può sognare come ragazzini?

"Altro che. E poi com’è che si dice? Più s’invecchia, più si torna bambini. Dunque...".

Firenze, la Fiorentina, la Nazionale, le sue giornate da ex campione e dirigente: da dove cominciamo?

"Da questo ruolo di ex (ride ndr). Sono un pensionato del pallone, ma alla fine la mia vita continua a essere segnata dal vedere partite, partecipare a eventi, parlare con calciatori e allenatori".

E’ proprio dura staccarsi da questo mondo, vero?

"Le rispondo così: io ho trascorso tre quarti della mia vita in campo, a fare il calciatore. Aggiungo che sono nel calcio da 60 anni, da quando da ragazzino ho iniziato a sognare grazie a questo mestiere. La risposta alla sua domanda sta esattamente qui".

A proposito di sogni: il piccolo Giancarlo come s’immaginava il grande Antognoni?

"Così. Come le cose sono andate nella mia vita. Anzi, sono sincero. Forse ho avuto di più di quanto mi aspettassi".

Due foto che tiene appese i salotto e che raccontano gli istanti più significativi della sua carriera?

"Solo due?"

Solo due.

"Ok. Una ovviamente è la vittoria del Mondiale con l’Italia, nel 1982. La maglia azzurra te la metti una volta e la porti per sempre. Se poi vinci un Mondiale e che Mondiale... quel momento è per sempre".

La foto numero due?

"Eh... qui entra in scena la Fiorentina. Sono viola da 50 anni e come faccio a fotografare solo un momento? C’è quello del debutto, quello dei gol speciali che ho segnato. E c’è quello della decisione di aver scelto e voluto giocare sempre e solo per la Fiorentina".

Lo rifarebbe?

"Sì. Anche se mi sembra di capire che nel pallone di oggi, ormai le scelte ’a vita’ sono fuori moda".

Lo dica sottovoce, ma lo dica: le manca non essere più un uomo della Fiorentina?

"Avete qualche dubbio? Da sempre, ovunque uno parli di calcio se dice Fiorentina pensa subito e solo ad Antognoni. E viceversa. Vuole provare a fare due passi per Firenze con me?".

Che succede?

"La gente mi ferma. Mi fermano i tifosi. Oggi, come ieri. Come un anno o 20 anni fa. Foto, saluti, selfie... magari adesso vanno meno di moda gli autografi. Il tempo passa anche nelle richieste dei tifosi (ride di nuovo, ndr)".

La festa per i suoi 70 anni l’ha già prenotata? Dove?

"In casa. Con la mia famiglia. Adesso da quando appunto sono... pensionato sto più con loro. Con i miei figli, Alessandro e Rubinia. Con mia moglie, Rita. Diciamo che sono diventato molto più casalingo. Poi, il 2 aprile ho una cena con i miei vecchi tifosi, saremo in 120, quindi arriverà il ricevimento dal sindaco, in Palazzo Vecchio".

Stasera si gioca Fiorentina-Milan, la prima dopo la morte del dg viola, Barone: lei era dirigente della Fiorentina nei giorni della tragedia di Astori. Ricorda che effetto le fece ricominciare con le tensioni che si porta dietro una partita di calcio?

"Non potrò mai dimenticare quello che accadde a Udine. Ma una cosa è altrettanto certa: il grande dolore compatta i rapporti. Unisce e non divide. E sarà così anche questa volta".

Fiorentina-Milan a parte, come giudica questa stagione della serie A?

"L’Inter è... l’Inter è sta lassù. Poi non posso non parlare del Bologna che merita di accedere alla Champions. La Juve? Viaggia a corrente alterna, ma alla fine centrerà l’obiettivo di entrare nell’Europa più importante. Torno comunque un attimo anche sul Milan: trovo davvero eccessive e fuoriluogo le critiche che fanno finire Pioli nel mirino".

Il giocatore che secondo lei rappresenta al meglio l’Italia?

"Dico Nicolò Barella, senza alcun dubbio. Ero in Federcalcio e lui nelle mie giovanili, nell’under 15 e si capiva già che sarebbe stato un talento".

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