Da misterioso viaggiatore della notte a uomo della domenica. Beltran si riscopre utile. Vikingo ora compreso

Il riscatto di Lucas Beltran: da giocatore smarrito a protagonista della Fiorentina. Il vichingo argentino sorprende con una prestazione convincente, aprendo nuove prospettive per il suo futuro viola.

di Redazione Sport
23 ottobre 2024
Beltran si riscopre utile. Vikingo ora compreso

Beltran a Lecce è entrato a gara in corso con grinta e qualità

Sembrava già col foglio di via in mano, forse la Turchia, forse il ritorno in Argentina come destinazioni. Lucas Beltran, prima delle 15 e 09 di domenica scorsa, era una sorte di viaggiatore della notte viola. Un oggetto misterioso che non aveva saputo rivelarsi, finendo così relegato ai margini della squadra senza un ruolo preciso, incompiuto e incompreso. Invece quegli 81 minuti giocati alla grande col Lecce, ci restituiscono oggi di lui un’altra immagine. Non più un ragazzo smarrito sotto la pensilina in attesa del treno che lo porti via, ma un giocatore vero riconsegnato alla causa viola per un percorso di calcio che potrebbe essere duraturo. Sì, Lucas Beltran da Cordoba, detto il vichingo per la sua capigliatura bionda, è stato l’uomo della domenica viola. Il giocatore che, più di Colpani, più di Cataldi, ha stupito in positivo, correggendo di colpo le critiche e i dubbi che lo avevano come fagocitato. Un’arma in più nell’arsenale sportivo di Palladino. Non certo un’eresia. Perché sul talento del vichingo erano in tanti a giurarci.

Attaccante atipico per fisiognomica, più propenso all’agilità che non alla potenza, in Argentina per queste sue doti lo chiamavano "il nuovo Dybala", ovvero una sorte di trequartista spinto che si fa punta. Un centravanti non centravanti, come nel passato lo erano stati Alberto Orlando e Brugnera, Maraschi e Desolati. Il guaio è che fin qui questo ruolo Beltran a Firenze lo ha ricoperto solo raramente, visto che quando è sceso in campo lo ha fatto principalmente con compiti a lui non proprio congeniali. E’ stato ciò a frenarlo? Chissà. Di certo, dopo alcune gare iniziali promettenti, Beltran si era come smarrito, finendo a guardare dalla panchina le partite spesso omeopatiche di Belotti e dando l’idea di pagare un’emotività caratteriale di ragazzo perbene che tutto ha tranne che la ferocia inscalfibile del vichingo. Un soprannome improprio per un giocatore che sembrava perso alla causa viola. Fino alla gara di domenica scorsa. In quegli 81 minuti giocati alla stadio Lucas ha infatti saputo cogliere l’occasione che il destino gli offriva, rilucidando l’argenteria del suo talento, mettendola finalmente in mostra e aprendo così scenari del tutto nuovi sul suo futuro viola.

Ora: le gerarchie dicono che là davanti i due posti da punta sono già assegnati a Gud e Kean ma in fondo questo è un falso problema. Nel calcio di oggi non si gioca più soltanto in 11 e le grandi squadre sono quelle che hanno più alternative di pari valore da mettere in campo. A Beltran, dunque, fare ora due cose. Smentire con altre gare di questo livello chi si era convinto dell’inevitabilità della sua partenza. E mettere in crisi Palladino al momento di stilare la formazione. Roba comunque buona. Che nel calcio (e nelle Fiorentine recenti) i problemi sono quando là davanti il centravanti lo si sceglie guardando al meno peggio, non quando c’è esubero di qualità.

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