Sottil come un X-file. Beltran, serve lo Svitol. Ma che sceneggiatura!

La Fiorentina ha pareggiato 2-2 con il Ferencvaros, ma la storia è stata ben diversa da quella del 2-2 con il Lecce. Una sceneggiatura ricca di emozioni, con un momento di gloria per Nzola, una crisi e un colpo di scena che ha permesso al protagonista di ribaltare tutto. Un film con Tom Cruise e Bambi abbandonato nel bosco.

7 ottobre 2023

Il pareggio in realtà non è mai un pareggio e basta. Lo è per i numeri ma non per il cuore, per le emozioni. Insomma, c’è il Lecce e c’è il Ferencvaros. Stesso 2-2 finale, storie opposte e quindi opposti sentimenti. E’ una pura questione di sceneggiatura. Perchè questa ha le sue regole ferree, soprattutto se si tratta di cinema di azione, di roba pop. Di solito il personaggio deve avere il suo momento di gloria, quello in cui lo spettatore empatizza con l’entusiasmo del protagonista. Tutto fila liscio, il sole splende, problemi zero e niente nuvole all’orizzonte. Il momento di gloria in questo caso si chiama Cagliari. Gloria decisamente relativa, molto relativa. Però, insomma, aveva perfino segnato Nzol, che dopo una cura di svitol si era sbloccato, mettendo anche il dito sul nasino, come dire vi ho zittito criticoni. E questo è il lato comico, visto che non era un gol Champions contro il City. Però va bene così e siamo felici per Nzola.

Bene. Poi ci deve essere la crisi, quella in cui lo spettatore si immedesima nelle fragilità del protagonista. Che non è perfetto, è umano e come tutti gli umani ogni tanto rischia di perdersi nell’ombra. Qui cambia la colonna sonora. Niente di allegro, c’è tensione emotiva, la via d’uscita sembra un miraggio, i sorrisi si spengono, ognuno cerca di capire come farà la Fiorentina (il protagonista) a uscire da quel buio. Poi la sceneggiatura perfetta ha il suo colpo di scena, quello che ti fa saltare sulla sedia perché sembra davvero tutto finito.

Vi ricordate la parata di Neto su Marchisio, quella che avrebbe cambiato la storia di quel 20 maggio 2013 e di quel 4-2 sulla Juve? Beh, questa volta è un palo degli ungheresi, quello del mancato 0-3 a dare il via al riscatto, cioè a Rocky che si rialza e torna a picchiare duro. Il protagonista cerca dentro se stesso quella forza che sembrava persa chissà dove e ribalta tutto. E’ chiaro che un 2-2 con gli ungheresi non è il 4-2 alla Juve. Ma non si può avere tutto nella vita, e riprendere una partita che sembrava persa vale sempre un urlo contro il cielo che ti aiuta a tornare a casa senza rabbia addosso. Non male, dai.

Dopo il 2-2 con il Lecce non sei uscito dal Franchi felice, non c’era verso. E poi hai ritrovato Barak e soprattutto Ikoné, finalmente in campo e finalmente in gol. Poi che c’entra, Beltran deve ancora trovare lo Svitol per sbloccarsi e Sottil continua a restare un X-file. D’altra parte la squadra di Italiano è un bel gruppo capace di tutto, nel bene e nel male. L’intervallo è il momento topico. I tempi regalati sono un must, come quelli giocati alla grande. Siamo un film. A volte, come giovedì, con Tom Cruise. A volte con Bambi che vaga abbandonato nel bosco. E giù lacrime.

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