Un interrogativo da qui alla fine. Il casting allenatore?. Prima però un trofeo
L'articolo racconta di un'importante partita di calcio caratterizzata da grande empatia e emozioni, legate a eventi tragici e addii significativi. Si parla anche del prossimo addio dell'allenatore Italiano e delle possibili alternative per il futuro della squadra.
Ecco un’altra partita che resterà nella nostra storia per la grande empatia che verrà vissuta tra il campo e coloro che saranno intorno. Calcio ma non solo, e sappiamo bene il perché: lo abbiamo vissuto piangendo la moglie di Cesare, poi ci siamo commossi per l’addio di Davide, quindi abbracceremo idealmente i giocatori e la società per ricordare il direttore generale. Il caso, sempre che esista, sistema sull’altra panchina un uomo che ha vissuto il dramma più potente, perché era amico di Davide, oltre che il suo allenatore. Sì, tutto questo è già noto, fatto sta che la parola emozione può essere declinata in tanti modi, e questa è quella di cui non sentivamo proprio il bisogno. Poi, dopo i cori, gli striscioni, forse un po’ di ansia da prestazione e tanta voglia di Europa, torneremo a parlare di pallone, magari con toni meno drammatici, perché, come è noto, i drammi sono altri. E a noi le storie da raccontare non mancano. Intanto questa sarà la prima partita con un allenatore a tempo. Tempo molto intenso fatto di partite e di obiettivi da raggiungere.
Il prossimo addio di Italiano non può sorprendere nessuno. Tre anni di calcio propositivo tra sogni, delusioni, trasformazioni, assestamenti e ripartenze non possono passare inosservati. Il fatto che il tecnico abbia voglia di nuove sfide fa parte del gioco. Non sarà un addio traumatico. O forse lo sarà per quelli che insistono, a ogni sconfitta, ad attribuire le colpe al tecnico, uno che ha preso una squadra dal fondo della classifica e l’ha portata in Europa e a giocare due finali. Ma così va il mondo. Lui sogna di lasciare Firenze dopo aver alzato un trofeo. E questo è un sogno condiviso da tutti noi. Poi Italiano troverà un’altra società, un’altra squadra, un altro tifoso con cui discutere animatamente dietro la panchina e forse anche un altro bambino con cui condividere smorfie quando uno dei suoi andrà al dischetto e lui si girerà di spalle per attutire il colpo. Comunque, ci troveremo a parlare del prossimo allenatore mentre la squadra è in lotta un po’ ovunque. Fa parte del gioco. Anche se la priorità si chiama presente. Ogni nome fatto ha un senso. De Rossi piace da sempre a Pradè, ma non si capisce perché dovrebbe lasciare la Roma, di cui, oltre che simbolo, è allenatore. Palladino piace e il Monza sta facendo bene, così come Gilardino, che a Firenze faceva gol.
La verità è che il predestinato si chiamava Aquilani. Solo che a Pisa non è che abbia brillato, quindi al momento, pare un ex predestinato. Poi usciranno altri nomi, più o meno di fantasia. Quindi, fantasia per fantasia, mettiamoci anche il mitico Delio Rossi e due manate tirate lì a caso. Giusto per sdrammatizzare. Coraggio ragazzi, visto che cerchiamo sempre emozioni, possiamo serenamente affermare che almeno quelle non ce le siamo fatte mai mancare. Tra i sorrisi. E, purtroppo, anche tra le lacrime.
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