Barella (ri)prende per mano l’Inter. A Riyad per calare un poker storico
Il centrocampista ha chiuso l’anno con due assist e mette nel mirino la competizione vinta già tre volte di fila
di Alessandro Luigi Maggi
Il dicembre di Nicolò Barella si è chiuso al Microcitemico di Cagliari, un’occasione per regalare speranza e sorrisi ai bambini ricoverati nella sua città natale. Un mese vissuto in salita, ma chiuso con il premio di giocatore del mese del club, nonostante l’infortunio muscolare rimediato contro la Lazio. Piccole tappe, colme di significato. Il Como a San Siro, dove visse un piccolo passaggio nel 2016 in Serie B: "Stavo sbagliando l’approccio al lavoro, quell’esperienza mi diede la scossa" il suo ricordo. Quindi proprio il Cagliari, per un 2024 che vede i nerazzurri chiudere a quota 40 in classifica, -1 dalla capolista Atalanta con una partita in più da giocare. Non è stato semplice.
Il complesso Europeo alle spalle, una stagione da favorita da vivere, la pressione della vittoria come unica alternativa. Non è parsa la solita Inter in avvio, e non è parso neanche il solito Nicolò Barella. Forse per un sistema da affinare nuovamente. Dal Bastoni-to-Barella, con Lautaro a dare profondità, al centrocampista diventato innesco per il difensore con ’licenza di uccidere’, e Thuram nuovo finalizzatore. Il tutto con Calhanoglu più basso, quasi sulla linea dei difensori, visto che dietro il riferimento Acerbi ha passato molto tempo ai box. Sono stati i successi a cementare le nuove certezze, e il successo in Sardegna ha detto molto. Due assist, il primo con un campanile che ispira la folle parabola di testa di Bastoni, il secondo per sbloccare un Lautaro sofferente e, giusto dirlo, a lungo deludente. Sono segnali di un processo. Il mediano che accetta di essere sempre qualcosa in più, il fuoriclasse che deve prendersi la squadra sulle spalle e portarla dove tutti ritengono sia obbligo.
E senza abbassare mai la testa, e prendere fiato. Nonostante siano note le sue recriminazioni quando non gli arriva il pallone in area, la missione è un’altra: "È sempre bello fare assist. Ho sempre detto che li preferisco al gol: è la verità". E se arriva un messaggio per il capitano: "Sono contento per lui perché se lo merita, lavora tanto per la squadra", l’orizzonte è già altrove. Alla Supercoppa che il 2 gennaio vedrà lo scontro in semifinale con l’Atalanta al King Saud University Stadium di Riyad: "Sarà una bella partita tra due squadre forti, loro quest’anno hanno fatto uno step ulteriore per colmare il gap. Bisogna fargli i complimenti, ma noi lavoriamo sempre allo stesso modo. E ci faremo trovare pronti". È tempo di giocarsi il primo trofeo, da detentori come negli ultimi tre anni (e Inzaghi ne ha alzate altre due con la Lazio). Arbitra Chiffi (a Colombo Milan-Juventus). Nessuno ha mai vinto quattro Supecoppe di fila. L’Inter arriva all’appuntamento con il miglior Barella.
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