Barella, un jolly alla corte dell’Inter. Nicolò in pole per il ruolo da regista
Calhanoglu ok ma resta a riposo contro il Verona. E Inzaghi potrebbe prendere esempio da Spalletti .
L’Inter e Simone Inzaghi tirano un bel sospiro di sollievo: il "fastidio" accusato da Hakan Calhanoglu sabato con la Turchia è poco più di un contrattempo e non una vera e propria recidiva di un precedente infortunio. Gli esami cui il centrocampista si è sottoposto ieri mattina hanno evidenziato una semplice elongazione alla coscia sinistra. Difficilmente verrà rischiato domani pomeriggio a Verona, assai probabile invece che il giocatore sia disponibile per l’importante sfida di Champions League contro il Lipsia in programma martedì sera a San Siro.
Ma c’è un altro leader su cui, ormai da tempo, può puntare l’allenatore. Anche perché di lui si è fatta strada negli ultimi anni la definizione di ’tuttocampista’. Un neologismo affibiabile a pochi, che inquadra la figura dell’uomo di centrocampo in grado di districarsi in diverse qualità, dinamico e tecnico, ottimo in ambo le fasi. Nicolò Barella risponde al profilo, tanto che Luciano Spalletti ha pensato di spostarlo dal congeniale ruolo di mezzala a quello di trequartista, per avere ancora più chance nel palleggio e al contempo distruggere più facilmente sul nascere il gioco avversario. Con la Francia l’idea ha funzionato meno che col Belgio, essendo nata la partita sotto una cattiva stella: 3’ e l’Italia era già sotto, in una sfida nella quale i transalpini hanno segnato sempre su palla inattiva e, trovato il vantaggio, hanno potuto fare da lepre.
Sotto il profilo individuale, Barella non ne è uscito con le ossa rotte. Nella gara precedente aveva innescato l’azione del gol di Tonali servendo in profondità Di Lorenzo, autore dell’assist. In entrambe le gare più recenti in azzurro, ha dato un’interpretazione particolare del ruolo, quasi un regista aggiunto, spesso chiamato a calcare zolle arretrate rispetto ai compagni più avanzati. Un supporto per Rovella e poi Locatelli, così come per la punta. Ha dimostrato, nel complesso, di poter essere una carta in più anche in quella posizione, dopo aver già sperimentato compiti da playmaker all’Inter quando ad ottobre si è infortunato proprio Calhanoglu.
Un suggerimento per Inzaghi, che pure non fa uso del trequartista, se non in rarissime circostanze in cui il 3-5-2 si è trasformato in 3-5-1-1 per ovviare alle assenze in attacco, con Mkhitaryan chiamato a supporto dell’attaccante centrale. L’allenatore nerazzurro ora sa che, se ci sarà mai necessità, Barella può fare persino il giocatore più vicino al centravanti, come è successo con Retegui. Difficile che avvenga, se non in caso di estremo bisogno. Troppo importante poter contare sulle caratteristiche del vice-capitano interista qualche metro più indietro, dove è talmente forte da costringere alla panchina Frattesi. Ad oggi è solo un’ennesima opzione che la duttilità del giocatore sardo permette di avere in mano.
Inzaghi ha dimostrato in passato di saper cogliere i ’suggerimenti’ arrivati dall’esperienza azzurra dei suoi. Un esempio su tutti: Dimarco ha praticamente smesso di giocare da terzo in difesa all’Inter, almeno da titolare, quando Mancini lo ha convocato con l’Italia e il ragazzo ha risposto sfoderando due prestazioni straordinarie come quinto di centrocampo, segnando anche un gol all’Ungheria. Da quei giorni di settembre del 2022 è cominciata l’ascesa verticale dell’interista, oggi uno dei più importanti giocatori al mondo nel ruolo. Con Barella non andrà così, presumibilmente, ma le prestazioni sulla trequarti sono sempre una nozione in più da segnare sul taccuino.
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