Carboni, la grande occasione. Il figlio d’arte che ricorda Dybala. Contro i nerazzurri un nuovo esame. Può convincere Inzaghi a riprenderlo
Diciotto anni, ai brianzoli in prestito secco: si è già allenato con Messi nella nazionale maggiore dell’Argentina. Palladino lo ha aspettato e ora lo schiera titolare: nell’ultima partita contro il Frosinone ha fatto faville.
Un tempo la chiamavano l’ArgentInter. Un consolato di Buenos Aires a Milano, fatto di campioni, comprimari e riserve delle riserve. In nerazzurro transitavano gli Zanetti e Cambiasso, i Burdisso e Solari, fino ai Mariano Gonzalez, quelli da una manciata di presenze. Solo un’altra città, in Serie A, poteva vantare una colonia albiceleste altrettanto folta: Catania. Nel 2014 riuscirono a schierare dieci argentini tra i titolari in una partita. Tra questi Ezequiel Carboni, che in rossazzurro resterà tre anni e in Italia aggiungerà due figli agli altri due già concepiti prima, Franco del 2003 e Valentin del 2005. Due mancini, iniziati al pallone fin da piccoli, riportati in Argentina per l’ultima parte di carriera del padre e poi in Italia quando il Catania decide di chiamare l’ex centrocampista nei quadri del settore giovanile. È qui che gli scout nerazzurri si accorgono dei giovani fratelli, portati a Milano per crescere sotto l’ombra della Madonnina.
Franco finisce presto in Primavera, Valentin ci arriva poco dopo ed è quello che raccoglie maggiori attenzioni in prospettiva. Sembra un piccolo Dybala: palla attaccata al piede, parte spesso a destra e converge in mezzo. Ha già l’attitudine del grande giocatore. aiutato dall’essere un figlio d’arte. Quando sale definitivamente in Under 19, all’inizio dello scorso campionato, sembra pronto a fare faville, ma con Lukaku a lungo ai box è costretto a chiudere una falla numerica in prima squadra e finisce per non giocare né in Primavera, né al piano di sopra. In compenso, il ct Scaloni lo convoca insieme al fratello in Nazionale: non ancora maggiorenne, si toglie lo sfizio di allenarsi con Messi e terminata un’annata con più ombre che luci accetta la sfida di misurarsi coi grandi, al Monza.
Ancora insieme al fratello Franco (che si è appena trasferito alla Ternata), in una squadra che ha altri titolari sia a sinistra, dove gioca il maggiore, che in attacco, il reparto in cui agisce il più piccolo. A dispetto della carta d’identità, emerge Valentin, a cui in estate Marotta aveva previsto un percorso in crescita: "Prendetelo al Fantacalcio". Palladino aspetta il momento propizio, poi gli dà fiducia e il ragazzo ripaga. Segna alla Juve, ma il Monza perde in extremis. Ne fa un altro (con assist e autogol procurato annessi) al Frosinone e la squadra vince. Ora l’Inter. Da titolare o meno, non sarà certo l’ultima chance. Ha davanti sei mesi per convincere i dirigenti a Milano che non è il caso di passare nuovamente attraverso un prestito. Se non ci saranno costrizioni di bilancio, tutto fa pensare che il cordone ombelicale non verrà reciso a prescindere. C’è troppo talento per lasciarlo scappare.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su