C’era una volta la LuLa a San Siro. Inter, Lukaku ritorna da avversario. Ma con Lautaro c’è il grande freddo
Insieme fecero sognare i nerazzurri ai tempi dell’altro grande ex Conte, ma l’incantesimo si è spezzato. Quando Rom ha scelto di partire molti compagni hanno chiuso i ponti: e Martinez è diventato il leader.
Chissà che il tempo non sia servito a chiudere la ferita. La risposta arriverà domenica. A San Siro si giocherà Inter-Napoli. Prima contro seconda, con possibilità di tenersi o di riconquistare la vetta a seconda dei punti di vista. Vedrà protagonisti i vecchi compagni di squadra Lautaro Martinez e Romelu Lukaku. La fu “LuLa“ che oggi da duo si è trasformato in due singoli, dalle maglie differenti e non più legati da fraterna amicizia. Non solo la piazza, come dimostrano i fischietti di Inter-Roma nell’ottobre 2023 utilizzati per “salutare“ il ritorno a San Siro del belga, anche i calciatori che fino a pochi mesi prima erano nello stesso spogliatoio hanno mal digerito l’addio del centravanti. La questione non riguarda la decisione in sé, ma le modalità. Da Skriniar a Perisic fino a Hakimi, in tanti hanno fatto scelte professionali differenti da chi è rimasto, ma nessuno ha rotto con i vecchi compagni, che non discutono (ci mancherebbe) la legittimità del voler cambiare, ma le settimane, se non mesi, passate assicurando di voler rimanere in nerazzurro mentre nell’ombra si lavorava per passare al Milan o alla Juventus. Alla fine l’ha spuntata la Roma, con cui non è andata benissimo, e oggi Lukaku è tornato a lavorare con Conte, alla ricerca in quel di Napoli degli antichi fasti, rivisti proprio al Meazza contro il Milan e che i partenopei sperano di riapprezzare domenica nello stesso teatro. In mezzo, contro l’Atalanta, “Big Rom“ ha rimesso i panni dell’incompiuto, quello che stecca i grandi appuntamenti.
L’esperienza all’Inter resta lo sprazzo migliore di carriera che Lukaku è riuscito a regalare a se stesso. C’era Conte in panchina (ed è per questo che il belga è andato in Campania) e Lautaro spesso e volentieri al suo fianco. Negli anni successivi l’argentino ha dimostrato di saper giocare con tanti partner, da Dzeko a Thuram, attaccanti differenti da Lukaku. È cresciuto in leadership, da spalla si è trasformato in stella polare, capitano, cannoniere principe. La scelta del vecchio collega non lo ha calcisticamente scalfito.
Gli ha lasciato certo dell’amaro in bocca, come dimostrano il freddo saluto in mezzo al campo quando i due si sono incrociati nella passata stagione (gli altri nerazzurri hanno fatto lo stesso) e quel “no“ a Thuram che dopo una rete provò a esultare come la “LuLa“ faceva fino a poco tempo prima.
Per Lautaro, Lukaku è il passato. Bello, ma non come il presente, di cui l’amico che fu non fa più parte da un pezzo.
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