Frattesi, il dodicesimo uomo dell'Inter: gol decisivi e cuore nerazzurro
Davide Frattesi si conferma come il dodicesimo uomo dell'Inter, segnando gol decisivi e dimostrando il suo valore.

Davide Frattesi segna il gol vittoria dell’Inter nell’andata in casa del Bayern
A Cesare quel che è di Cesare. E a Davide quel che è di Davide: la (scomoda) etichetta di arma in più, dodicesimo uomo, cambio che cambia. La notte di Monaco ha restituito all’Inter chili di certezze. Anche contraddittorie. Al centro del tutto, o poco più in su, anche il vice Barella, o vice Mkhitaryan, o addirittura vice Zielinski, in attesa di Sucic. Avvicendamenti che hanno portato Frattesi apparentemente vicino al ritorno nella sua Roma, qualche mese fa: sponda giallorossa, quella che lo aveva prelevato dalla Lazio e fatto sbocciare, da ragazzino di Fidene cresciuto a cannelloni (della compianta nonna Stefania) e pallone. Come se Appiano e San Siro non fossero, in fondo, il posto giusto. All’Allianz Arena, al posto giusto, ci si è fatto trovare eccome: all’88esimo, ossia nello stesso istante in cui, 14 anni fa, un altro dodicesimo uomo come Pandev bucava i colossi bavaresi. Una cavalcata e un tap-in alla faccia delle contraddizioni: ancora una volta Frattesi è stato l’uomo giusto al posto giusto.
Lui che sembrava faticasse a segnare, tanto che a Monza Brocchi lo aveva stimolato con una scommessa: "Devi fare almeno 8 gol". Scommessa vinta, nella stagione in cui in Brianza, nell’ultimo anno di cadetteria prima di volare al Sassuolo, divideva lo spogliatoio con Balotelli (6 reti) e Boateng (5). E Carlos Augusto, per un’intesa ritrovata in nerazzurro. Assist-fucilata e dedica del brasiliano: "Per te, fratello mio". "Qui c’è la mia seconda famiglia", la conferma del centrocampista. Sorrisi, tra le lacrime per la prima famiglia. Che ha visto volare in cielo la nonna materna: quella dei balli e del soprannome "principino", in onore di Marchisio. Quella che nella festa scudetto è andata dritta a presentarsi da Marotta, che ha cantato e ballato e che Davide avrebbe voluto portare sul pullman della parata. Quella che si è goduta i suoi gol, fin qui. Pesanti e da predestinato.
Il battesimo nerazzurro in un derby, contro Verona e Udinese due firme per altrettanti scatti verso la seconda stella, piazzati al 93esimo e al 95esimo. L’anno scorso, 8 reti in 42 presenze, soltanto 11 da titolare, quasi un quarto. Quest’anno 6 centri in 39 partite, 13 da titolare, un terzo. Più spazio, forse non abbastanza per chi a inizio stagione è esploso anche in azzurro a suon di gol: 3 nei primi 4 impegni di Nations League, in assenza di Barella. Nel parlare del compagno, Frattesi nel recente passato ha centrato il nocciolo: "Da Nicolò c’è tanto da imparare. All’inizio era un incursore, come me. Poi si è completato, lavorando sulla costruzione. È lì che voglio migliorarmi". Per uno che passa da Lego e Monopoli a escape room e pesca subacquea, la duttilità è tutt’altro che un problema. Testa fina: "Ho sempre pensato che fosse la mia qualità migliore, che niente e nessuno avrebbe potuto mai scalfirmi. Davanti alla morte di mia nonna sono rimasto spiazzato, ma nel mio gol c’è anche il suo zampino: sono sicuro che da lassù qualche strillo l’ha tirato".
Commozione, poi subito concentrazione. Cagliari, Bayern, Bologna, derby di Coppa Italia e Roma in 16 giorni: "Ogni tanto veniamo un po’ massacrati, come dopo il pari di Parma. È dura essere competitivi su tre fronti. Ma ora dobbiamo tirare fuori tutto quello che abbiamo".
Consapevoli di avere un Frattesi in più.
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