Inter a rapporto da Inzaghi. Difesa, forma e poca fame. Il flop nella stracittadina scopre i difetti nerazzurri

Giocatori e tecnico si ritrovano oggi ad Appiano Gentile nel confronto post-derby. Sorpresa dal furore del Milan la squadra non ha avuto alcuna spinta dai cambi . E i campioni in carica hanno già concesso cinque gol più della Juve in campionato. .

di MATTIA TODISCO -
24 settembre 2024
Difesa, forma e poca fame. Il flop nella stracittadina scopre i difetti nerazzurri

Giocatori e tecnico si ritrovano oggi ad Appiano Gentile nel confronto post-derby. Sorpresa dal furore del Milan la squadra non ha avuto alcuna spinta dai cambi . E i campioni in carica hanno già concesso cinque gol più della Juve in campionato. .

Il motore dell’Inter fa un rumore strano. La fuoriserie, la corazzata paragonata alla Red Bull (da qualche tempo fanno fatica anche a quelle latitudini) non ha ancora ingranato la marcia alta. In campionato due vittorie, altrettanti pareggi, una sconfitta nella gara più attesa dai campanilisti della rivalità cittadina. Un confronto che i nerazzurri avevano vinto sei volte di fila, prima di domenica. Dopo mesi e mesi, hanno avuto ragione i seguaci del “derby aperto a qualsiasi risultato“, persino quando una delle due arriva molto meglio dell’altra.

Era l’Inter, la favorita. Lo aveva detto anche Marotta a pochi minuti dal fischio d’inizio. Lo era per come aveva appena bloccato il Manchester City sul suo campo e per come, di contro, il Milan era uscito con le ossa rotte col Liverpool. Eppure il campionato aveva già consegnato qualche avvisaglia. Con Genoa e Monza, i campioni d’Italia si erano bruciati quattro punti, dalla pesantezza relativa solo perché ad oggi manca una vera dominatrice del torneo. Il tempo per recuperare ci sarebbe a prescindere, figuriamoci se le altre non ne approfittano. Se però si vorrà bissare lo scudetto, ad Appiano Gentile ci sarà da lavorare sulle correzioni.

Prima tra tutte, un’insolita fragilità difensiva. La Juventus non ha ancora preso un gol, l’Inter ne ha già registrati cinque, più di Empoli, Roma e Napoli. Cara grazia che qualche altro lo ha evitato Sommer. Per carità, il portiere è lì per quello e almeno col Genoa ne ha uno sulla coscienza. I problemi sembrano sorgere altrove, soprattutto rivisitando la stracittadina. Il gol di Pulisic è inammissibile per come Pavard e Acerbi sonnecchiano dopo lo scippo a Mkhitaryan. Quello di Gabbia è poco più accettabile, una palla inattiva girata a segno da un avversario che inzucca senza alcun interista in marcatura nel raggio di metri. Disattenzioni che l’anno scorso si vedevano sparpagliate nell’arco di mesi e ora si restringono alla singola partita.

Errori dei singoli, si aggiungano i due “regali“ alla prima giornata col Genoa e Pavard che si lascia bruciare da Dany Mota a Monza, che messi assieme inquadrano una forma generale scadente, non del reparto e basta, ma di un’intera rosa a cui pare far difetto l’antico mordente. Titolari e riserve in egual misura, mescolati in formazioni iniziali e soluzioni in corsa dalle quali Inzaghi, che oggi riaccoglie il gruppo ad Appiano dopo un giorno di riposo, non è riuscito a estrarre il meglio. Fedele al credo per cui l’uomo ammonito è condannato all’uscita dal campo, domenica ha tolto Calhanoglu (un autogol il messaggio sui social a poche ore dalla sfida con le due stelle contro una) e Mkhitaryan, già non al top. Asllani e Frattesi hanno però peggiorato la situazione. Sorpreso dal furore e dallo schieramento offensivo del Milan, l’Inter era comunque in linea coi rossoneri in termini di occasioni, una volta scoccato l’intervallo. Nella ripresa, il divario degli expected goals si è dilatato inesorabilmente.

Per ragioni differenti, i nuovi acquisti non hanno ancora fatto il proprio ingresso in scena da protagonisti. Zielinski ha faticato a Monza, fatto molto meglio a Manchester e chiuso il trittico nel derby senza infamia né lode. Taremi è stato frenato da un infortunio in preparazione, ha giocato scampoli e una buona partita da titolare all’Etihad. Josep Martinez non si è mai visto e Palacios è arrivato solo in extremis nel mercato estivo. Il famoso attaccante alla Gudmundsson richiesto da Inzaghi, uno che salti l’uomo e trovi le linee di passaggio in verticale, è rimasto un’ipotesi, lasciando inalterate le mancanze interiste in tema di creazione della superiorità numerica, se non arrivandoci con il palleggio costante. Quando la condizione fa cilecca, come sta accadendo, fermare l’Inter sembra molto meno complicato.

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