Inter-Atletico è la sfida dei ricordi. Mini turnover contro l’ex Simeone

Ottavi di Champions. A San Siro (domani alle 21), Inzaghi cambierà solo Dumfries e Carlos Augusto .

di MATTIA TODISCO -
19 febbraio 2024
Inter-Atletico è  la sfida dei ricordi. Mini turnover contro l’ex Simeone

Inter-Atletico è la sfida dei ricordi. Mini turnover contro l’ex Simeone

Tredici anni sempre con lo stesso allenatore. Tolta l’eccezione dell’Atalanta, la storia di Diego Simeone con l’Atletico Madrid sembra irripetibile alle latitudini tricolori. Persino i due anni e mezzo di Inzaghi hanno precedenti limitati, nella storia dell’Inter, L’ultimo ad aver raggiunto il traguardo prima dell’allenatore piacentino era stato Roberto Mancini alla sua prima avventura. Nelle stagioni recenti è capitato che nei rumors finisse il “Cholo“, molto legato alle sue squadre passate, ma che alla fine ha sempre scelto di rinnovare coi colchoneros. Le voci su un ritorno a Milano si sono affievolite, nel frattempo Inzaghi ha consolidato la sua posizione e oggi sembra più che saldo sulla sua panchina, a meno di clamorosi tracolli nel finale di campionato, obiettivo primario tanto da restringere al minimo il turnover.

Quella di domani a San Siro, che l’Inter giocherà cambiando solo Dumfries e Carlos Augusto per Darmian e Dimarco, sarà la seconda partita di Simeone da allenatore avversario dell’Inter. La prima a maggio di tredici anni fa, la gara d’addio di Simeone al campionato italiano nel 2010/11, in cui salvò il Catania. Perse 3-1, ma aveva già centrato l’obiettivo. Non ha più incrociato l’Inter in gare ufficiali e lo ha fatto una sola volta in amichevole nel 2018, con Lautaro Martinez match winner dell’incontro. Gli ottavi di finale di Champions League potrebbero quindi diventare anche un esame in chiave futura, se e quando l’Inter avrà necessità di cambiare guida. Grazie al lavoro di Inzaghi, i nerazzurri sono una squadra tra le top in Europa e se dovranno scandagliare il mercato lo faranno guardando ai nomi al vertice nel vecchio continente. Simeone fa parte di questa élite, ha esperienza di Inter nell’accezione positiva e negativa. Ha vinto una Coppa Uefa nel ’98 battendo in finale la Lazio, società in cui si è poi accasato strappando uno scudetto proprio all’Inter a un passo dal traguardo (con un suo gol in un celebre Lazio-Inter 4-2 del 2002). Una parabola sportiva che è stata croce e delizia per i nerazzurri.

La colonia albiceleste a Milano si è molto ridotta rispetto ad inizio millennio, ma qualche anno dopo Zanetti il capitano è tornato ad essere un argentino ed è anche un pupillo di Simeone, tanto da essere stato a un passo dall’Atletico poco prima che Piero Ausilio chiudesse l’affare. Di Lautaro a Madrid si è parlato qualche volta negli anni successivi, perché quella stima è rimasta ed è cresciuta nel tempo, assieme alla maturità dell’attaccante di Bahia Blanca, che ha tenuto fede alle attese. Nel frattempo sulla panchina interista è arrivato un vecchio amico di Simeone, un tecnico dalla filosofia differente rispetto al proverbiale pragmatismo del “Cholo“. Se non fosse che la stagione in corso ha messo in mostra un Atletico differente dalle altre annate. Una squadra che in Liga ha segnato solo tre gol in meno del Real (53 a 50) e ne ha subiti dieci in più, Brillante in attacco e non così impenetrabile in difesa. Ha avuto un giorno di riposo in meno a disposizione, ma ha schierato diverse seconde linee col Las Palmas. E nonostante ciò ha vinto 5-0. Una conferma ulteriore della recente metamorfosi.

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