Inzaghi-Fonseca, derby agli antipodi. L’Euro Inter torna senza limiti . Milan ancora in cerca di identità
Domani sera nerazzurri super favoriti nella partitissima di San Siro: pieno di fiducia dalla Champions. L’allenatore del Diavolo è in bilico e la gara sarà già decisiva per il suo futuro. Maignan recuperato.
e Luca Mignani
Le certezze di Simone Inzaghi, i dubbi di Paulo Fonseca. A trentasei ore dal fischio d’inizio, la bilancia del derby sembra pendere solo da una parte. Non è solo per una questione statistica (sei i successi di fila dei nerazzurri), di classifica (Inter avanti di tre punti sui rivali) o di condizione (la settimana di Champions ha mostrato solidità dauna parte e fragilità dall’altra). L’Inter è favorita perché ha una squadra (quella titolare) più forte, ha riserve all’altezza, ha uno spogliatoio incontaminato.
I campioni d’Italia e soprattutto l’allenatore hanno recepito critiche e malumori dopo il sofferto pareggio a Monza rispondendo sul campo. Domani sera Inzaghi riproporrà la migliore Inter dopo il turnover (per scelta e necessità) cui ha fatto ricorso negli ultimi due match. Ritrovando certezze assolute. Barella e Chalanoglu titolari (oltre al recuperato Dimarco), prima di tutto. Asslani e Frattesi hanno avuto il loro spazio, ma la mediana più di ogni altro reparto non può rinunciare a due pilastri fondamentali, per qualità, carisma, meccanismi di gioco. L’azzurro, costretto a disertare gli ultimi impegni in nazionale per un intervento al naso, è tornato in condizioni eccellenti. Leader assoluto di una squadra infarcita di campioni ma che ha bisogno di un trascinatore come Nicolò. Discorso analogo va fatto per il turco: sostituirlo non è facile, le sue geometrie, la sua imprevedibilità, la sua esperienza fanno la differenza. E quando lui è in campo (soprattutto nei derby), l’Inter sembra giocare col pilota automatico.
Discorso diverso va fatto per il Milan, costretto ad aggrapparsi all’orgoglio che solo una stracittadina ti costringe a tirar fuori. Fonseca è sulla graticola e deve scegliere a chi affidarsi in un match (per lui) da “dentro o fuori“. La presenza di Zlatan Ibrahimovic a Milanello negli ultimi tre giorni è un chiaro segnale (anche di insofferenza) per tutto l’ambiente. Insofferenza palesata dai tifosi: prima della partita contro il Venezia era già arrivata l’ultima chiamata ("Basta scuse", recitava lo striscione), poi mitigata dal poker rifilato ai lagunari. Il crollo di martedì sera sotto i colpi del Liverpool, però, ha riacceso la miccia: fischi, i classici cori figli dell’esasperazione ("Tirate fuori i..." e "ci avete rotto il..."), altri fischi alla squadra che si è presentata sotto la Curva a fine gara.
Non ci sarà contestazione, prima e durante il derby. Dopo, dipenderà dal campo. Idem per il futuro di Fonseca. La lista dei possibili successori è in continuo aggiornamento, ma restano i nomi soprattutto di Maurizio Sarri, Igor Tudor, Edin Terzic. E Massimiliano Allegri (caldeggiato da una parte della dirigenza). Il portoghese è seduto su una polveriera, in pratica. Tra i pali ci sarà Maignan: dissipati i dubbi dopo l’infortunio d’inizio secondo tempo contro i Reds. Solo un trauma contusivo alla coscia destra. E mentre Thiaw ieri ha ripreso ad allenarsi parzialmente in gruppo, Calabria, uscito anzitempo e malconcio dal match contro gli inglesi, è a completa disposizione e in ballottaggio con Emerson Royal. Gabbia e Musah gli outsider tra difesa e centrocampo. In avanti Morata e Abraham si giocano una maglia.
Lo spagnolo, tornato con il Venezia dopo una lesione muscolare che lo aveva costretto a saltare Lazio e Parma, oltre alla convocazione con la Spagna, ha giocato 85 minuti pochi giorni fa, ma resta in vantaggio. Anche se l’inglese, come all’Olimpico, ha dato segnali importanti a livello di gamba e leadership. Quest’ultima, al Diavolo, serve come il pane: per dare una svolta a una stagione partita (male) come non accadeva da un decennio. E serve a Fonseca: per salvare la panchina.
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