Inzaghi-Fonseca, derby agli antipodi. L’Euro Inter torna senza limiti . Milan ancora in cerca di identità

Domani sera nerazzurri super favoriti nella partitissima di San Siro: pieno di fiducia dalla Champions. L’allenatore del Diavolo è in bilico e la gara sarà già decisiva per il suo futuro. Maignan recuperato.

di GIULIO MOLA
21 settembre 2024
L'imponente stadio San Siro di Milano visto dall'esterno

L'imponente stadio San Siro di Milano visto dall'esterno

e Luca Mignani

Le certezze di Simone Inzaghi, i dubbi di Paulo Fonseca. A trentasei ore dal fischio d’inizio, la bilancia del derby sembra pendere solo da una parte. Non è solo per una questione statistica (sei i successi di fila dei nerazzurri), di classifica (Inter avanti di tre punti sui rivali) o di condizione (la settimana di Champions ha mostrato solidità dauna parte e fragilità dall’altra). L’Inter è favorita perché ha una squadra (quella titolare) più forte, ha riserve all’altezza, ha uno spogliatoio incontaminato.

I campioni d’Italia e soprattutto l’allenatore hanno recepito critiche e malumori dopo il sofferto pareggio a Monza rispondendo sul campo. Domani sera Inzaghi riproporrà la migliore Inter dopo il turnover (per scelta e necessità) cui ha fatto ricorso negli ultimi due match. Ritrovando certezze assolute. Barella e Chalanoglu titolari (oltre al recuperato Dimarco), prima di tutto. Asslani e Frattesi hanno avuto il loro spazio, ma la mediana più di ogni altro reparto non può rinunciare a due pilastri fondamentali, per qualità, carisma, meccanismi di gioco. L’azzurro, costretto a disertare gli ultimi impegni in nazionale per un intervento al naso, è tornato in condizioni eccellenti. Leader assoluto di una squadra infarcita di campioni ma che ha bisogno di un trascinatore come Nicolò. Discorso analogo va fatto per il turco: sostituirlo non è facile, le sue geometrie, la sua imprevedibilità, la sua esperienza fanno la differenza. E quando lui è in campo (soprattutto nei derby), l’Inter sembra giocare col pilota automatico.

Discorso diverso va fatto per il Milan, costretto ad aggrapparsi all’orgoglio che solo una stracittadina ti costringe a tirar fuori. Fonseca è sulla graticola e deve scegliere a chi affidarsi in un match (per lui) da “dentro o fuori“. La presenza di Zlatan Ibrahimovic a Milanello negli ultimi tre giorni è un chiaro segnale (anche di insofferenza) per tutto l’ambiente. Insofferenza palesata dai tifosi: prima della partita contro il Venezia era già arrivata l’ultima chiamata ("Basta scuse", recitava lo striscione), poi mitigata dal poker rifilato ai lagunari. Il crollo di martedì sera sotto i colpi del Liverpool, però, ha riacceso la miccia: fischi, i classici cori figli dell’esasperazione ("Tirate fuori i..." e "ci avete rotto il..."), altri fischi alla squadra che si è presentata sotto la Curva a fine gara.

Non ci sarà contestazione, prima e durante il derby. Dopo, dipenderà dal campo. Idem per il futuro di Fonseca. La lista dei possibili successori è in continuo aggiornamento, ma restano i nomi soprattutto di Maurizio Sarri, Igor Tudor, Edin Terzic. E Massimiliano Allegri (caldeggiato da una parte della dirigenza). Il portoghese è seduto su una polveriera, in pratica. Tra i pali ci sarà Maignan: dissipati i dubbi dopo l’infortunio d’inizio secondo tempo contro i Reds. Solo un trauma contusivo alla coscia destra. E mentre Thiaw ieri ha ripreso ad allenarsi parzialmente in gruppo, Calabria, uscito anzitempo e malconcio dal match contro gli inglesi, è a completa disposizione e in ballottaggio con Emerson Royal. Gabbia e Musah gli outsider tra difesa e centrocampo. In avanti Morata e Abraham si giocano una maglia.

Lo spagnolo, tornato con il Venezia dopo una lesione muscolare che lo aveva costretto a saltare Lazio e Parma, oltre alla convocazione con la Spagna, ha giocato 85 minuti pochi giorni fa, ma resta in vantaggio. Anche se l’inglese, come all’Olimpico, ha dato segnali importanti a livello di gamba e leadership. Quest’ultima, al Diavolo, serve come il pane: per dare una svolta a una stagione partita (male) come non accadeva da un decennio. E serve a Fonseca: per salvare la panchina.

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