L’Inter bussa alla storia: brividi giusti. "Per noi un sogno, per loro un’ossessione"
Quattro giorni alla finale di Champions, la carica di Dimarco. Inzaghi: "Il City è la squadra più forte, ma noi non abbiamo paura"
Milano, 6 giugno 2023 – L’avvicinamento è cominciato. Una festa, già solo esserci. Si respira nell’aria di Appiano Gentile in una giornata in cui l’Uefa, come da contratto per le finaliste, apre le porte del centro sportivo e consente di scoprire anfratti del luogo quotidiano di lavoro di una squadra d’élite altrimenti sconosciuti a chiunque non sia tesserato. Il confronto vis a vis con i protagonisti della partita di sabato, lato nerazzurro, consente anche di tastare il polso a un gruppo per cui la finale è la partita della vita. Qualcuno ci arriva a fine carriera, il caso di Dzeko, Handanovic o Mkhitaryan (ieri ancora a parte e ad oggi sfavorito nel ballottaggio con Brozovic), ma per la maggior parte è il coronamento di un percorso in anticipo sugli anni.
Lo zoccolo duro italiano è formato dalla falange esperta, Darmian o Acerbi, come dalla spontanea e allegra faccia di bronzo dei Barella, Bastoni e Dimarco, gli ultimi due chiamati a parlare a telecamere accese in conferenza stampa subito dopo l’allenatore. Dimarco è il tifoso diventato calciatore. Nel 2010 viveva l’ansia dell’appuntamento con la sciarpa al collo, urlava per le galoppate di chi oggi gli fa da vice-presidente e alzò il trofeo al cielo di Madrid ("Zanetti e il secondo gol di Milito sono le immagini più belle che mi porto dietro", afferma).
Da quell’Inter, l’esterno azzurro prende anche un motto di mourinhiane fattezze. "Per noi è un sogno, per loro un’ossessione". Il portoghese lo disse rivolgendosi al Barcellona in semifinale, quando i catalani miravano a vincere nella capitale spagnola, in faccia ai rivali di sempre delle merengues. C’era sempre di mezzo Guardiola, per il quale in realtà le parole d’elogio escono dal Centro Sportivo a profusione, particolarmente per bocca del collega Inzaghi. "Sappiamo che avremo di fronte i migliori, con una rosa fantastica e un allenatore che ha segnato un’epoca – dice il tecnico – ma il City troverà un avversario che ha meritato di giocarsi la finale". Tra chi prende parola c’è anche chi fa sfoggio della spavalderia tipica del personaggio. Si passa sempre dai motti. "Le finali non si giocano, si vincono", dice Onana, pur consapevole che si tratti "della partita più difficile degli ultimi cinque anni".
Lo dice lui che è arrivato da meno di uno, chissà che non si sia preparato in storia recente del club prima di approdare alla corte della Beneamata. Tempo un’altra sola partita e di lui, forse, si parlerà in termini di mercato. In Premier lo bramano, è il portiere con più clean sheets della Champions League in corso. Un estremo difensore moderno la cui crescita esponenziale potrebbe essere tra i fattori decisivi per il pensionamento di Handanovic, apparentemente destinato a chiudere il contratto senza rinnovi ulteriori.
Per lui, Dzeko, D’Ambrosio, per tutti quelli che hanno l’età per poter considerare la Champions League la chiusura di un cerchio ampio e magnifico come la carriera di un calciatore vincente ai massimi livelli, ciò che sarà potrebbe essere condizionato da quanto avverrà sabato a Istanbul.
Per ora verso la Turchia è partita (a pezzi) la coreografia della Nord divisa in 62 scatole. L’Inter, con tutti i dipendenti chiamati a raccolta dal presidente Zhang, sarà sul posto a partire da giovedì.
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