È una Signora indifesa. Il Parma sfiora il colpo. Juve, non è sempre Yildiz
Del Prato e Sohm illudono gli emiliani, McKennie prima e Weah poi rispondono. A Motta mancano i gol dell’attacco, e anche la retroguardia adesso è un problema.
Non è sempre domenica, non c’è sempre una difesa distratta, dall’altra parte. Anzi: nel momento in cui deve riprendere in mano il proprio destino e capitalizzare la grazia ricevuta del pareggio di San Siro, la Juve si scopre indifesa di fronte alla banda dei pirati di Pecchia, troppo più lenta e involuta nel gioco di fronta a un gruppo che in fretta pensa e ancora più forte corre.
I problemi sono sempre gli stessi, compreso un Vlahovic che continua a sbagliare gol facili e passa più tempo a scuotere la testa che a incornare palloni. A quello aveva pensato McKennie, che sembrava aver rimediato alla dormita difensiva sulla quale Del Prato pure di testa aveva sbloccato il risultato dopo meno di tre minuti. Forse a Torino qualcuno si era illuso che stesse cambiando la partita. Errore. Il raddoppio di Sohm sembra uno schema di basket, col contropiede gestito alla perfezione ad aspettare il rimorchio,che trafigge un Di Gregorio non perfetto.
In realtà i problemi per Motta hanno soprattutto un nome, quello dell’assente per infortunio Bremer: senza di lui è un’altra difesa, Gatti ripescato inizia lasciando libero Del Prato sul primo gol, Danilo è in imbarazzo visibile perché non regge il ritmo contro attaccanti veloci, Cabal esce nella ripresa senza aver lasciato segni apprezzabili, e insomma da lavorare ce n’è parecchio, il pareggio di domenica non può coprire il fatto che la Juventus sia ancora un cantiere aperto.
O almeno è quello che sperano i tifosi della Signora, perché per un Conceiçao che si conferma un peperino (anche se gli manca un po’ di concretezza), altri acquisti arrivati a carissimo prezzo sono ancora privi del minimo peso sulla classifica dei bianconeri.
Il rientro di Koopmeiners è dimenticabilissimo, l’ingresso di Yildiz porta un po’ di vivacità ma tra sfortuna e un po’ di mancanza di continuità che ha caratterizzato tutta la sua stagione, non può essere il turco a togliere sempre le castagne dal fuoco, solo perché porta il numero dieci. Serve un Vlahovic concreto, per esempio.
Il vincitore di serata è un ex juventino, Fabio Pecchia. Che sia un allenatore preparato è noto da tempo, che abbia messo in campo un gruppo di giovani con corsa e tecnica e idee chiare anche. Diretti a bacchetta da un Bernabè che merita già oggi un livello di classifica più alto, i crociati tengono costantemente in apprensione la retroguardia di Motta con ripartenze veloci e organizzate benissimo. Gli schemi sembrano davvero rubati al basket, la tecnica in alcuni casi è sorprendente (vedi Hainaut), e insomma gli emiliani meritano la posizione in classifica che occupano.
La Juve al momento invece si deve interrogare. Per restare davvero nella scia di Napoli e Inter servirà ben altro.
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