I numeri: tredici pareggi in venti partite avrebbero garantito il quarto posto con la vetta molto più vicina nell’era dei due punti a vittoria. Signora, una solidità da anni ’80: ma ora non paga più
C’è qualcosa di antico nella stagione della Juventus di Thiago Motta. Di antico, già, perché il percorso attuale dei bianconeri,...

L'ingresso esterno dell'Allianz Stadium (o Juventus Stadium)
C’è qualcosa di antico nella stagione della Juventus di Thiago Motta. Di antico, già, perché il percorso attuale dei bianconeri, piuttosto scoraggiante nell’inverno dello scontento del tifo, sarebbe stato invece apprezzatissimo oltre trent’anni fa, sino al campionato 1993-94, l’ultimo nel quale la vittoria, in Serie A, valeva due punti. Il motivo è sin troppo semplice: il pareggio, allora, aveva un peso decisamente più significativo nell’ottica della classifica. La dimostrazione empirica del concetto la può fornire proprio la conversione della classifica attuale all’era dei due punti. Al cambio, la Juventus sarebbe non quinta ma quarta in classifica, scavalcando senza colpo ferire la Lazio, e, soprattutto, si troverebbe a una distanza decisamente più colmabile rispetto alle prime tre.
La classifica vedrebbe il Napoli a 32, l’Atalanta a 30 (prima del posticipo di ieri assieme all’Inter, ma in questo caso tralasciamo per comodità la squadra di Inzaghi, che ha comunque ancora una partita in meno delle altre), la Juventus a 27 e la Lazio a 25. Significherebbe di fatto avere avere la capolista a meno di tre vittorie di distanza e la seconda in graduatoria a meno di due, mentre oggi i 13 punti che separano i bianconeri dal Napoli rappresentano un distacco di oltre quattro partite, ed è lo spazio che separa un’impresa difficile da una sostanzialmente impossibile, uno spazio lungo più di trent’anni.
Non solo: la Juventus non ha mai perso in campionato, ma i 13 pareggi in 20 partite stanno neutralizzando l’accezione positiva del concetto di imbattibilità, il cui valore appare oggi relativo come non mai e non sembra neppure fungere da corazza per un gruppo, quello di Motta, la cui tenuta mentale durante le partite più volte è parsa deficitaria.
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