Juve, ecco i deferimenti per la manovra stipendi: “Mancata lealtà degli ex dirigenti”

Il club aveva chiesto il patteggiamento, niente accordo col procuratore Chiné che ha accelerato i tempi. Lunedì il nuovo processo per le plusvalenze alla Corte Federale. Contestato anche un rapporto poco chiaro con gli agenti e con gli alti club

di PAOLO GRILLI
19 maggio 2023
Andrea Agnelli, 47 anni, presidente della Juve dal 2010 fino a gennaio 2023

Andrea Agnelli, 47 anni, presidente della Juve dal 2010 fino a gennaio 2023

Il giorno dopo lo choc dell’eliminazione in Europa League e in attesa del nuovo processo per le plusvalenze, in programma lunedì 22, la Juve deve incassare nuovi deferimenti, stavolta sul fronte della manovra stipendi. Contestato ancora dalla procura Figc il mancato rispetto dell’articolo 4 del Codice Sportivo per gli ex dirigenti. La Signora va incontro quindi ad un nuovo processo sportivo, verosimilmente a giugno. E la possibile stangata “soft” attesa per la settimana prossima – quantificabile probabilmente in nove punti di penalizzazione – potrebbe non essere la sola.

Il Procuratore Federale Giuseppe Chinè ha deferito  il club Juventus per responsabilità

oggettiva in base all'art. 6, comma 1 e 2, del Codice di Giustizia Sportiva «per gli atti e comportamenti posti in essere dai propri dirigenti». Vengono chiamati in causa gli ex vertici del club, a partire dall'ex presidente Andrea Agnelli. Agli ex dirigenti - Pavel Nedved, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti e Stefano Braghin - viene contestata la violazione dell'art. 4, comma 1 - relativo alla slealtà sportiva - «per diversi atti e comportamenti relativi a 4 diversi aspetti oggetto

dell'indagine: la manovra stipendi stagione 2019-20; quella per la stagione 2020-21; il filone agenti; i rapporti di partnership con altri club». La prima manovra stipendi riguarda la stagione 2019-20. Agnelli e Paratici avrebbero depositato presso la Lega Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell'allenatore dell'epoca, Maurizio Sarri, omettendo di depositare gli accordi economici di integrazione ovvero di recupero di 3 delle 4 mensilità rinunciate (aprile, maggio, giugno 2020) già conclusi con i medesimi calciatori e con l'allenatore, «nella consapevolezza che gli accordi economici contenenti le integrazioni stipendiali per il recupero delle mensilità rinunciate sarebbero stati depositati dopo il 30.6.2020, ovvero dopo la chiusura dell'esercizio contabile al 30.06.2020, come poi effettivamente accaduto». La stessa violazione, e in questo caso tra i dirigenti indagati c'è anche Pavel Nedved, è contestata per la stagione 2020-21: nel mirino 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 17 calciatori nella consapevolezza che non vi sarebbe stata alcuna riduzione stipendiale effettiva, in quanto i medesimi importi sarebbero stati riconosciuti

agli stessi calciatori (circostanza poi non verificatasi soltanto per Dybala e Cristiano Ronaldo) nelle stagioni sportive successive, così come già concordato fra le parti attraverso scritture private non riportate su moduli federali (le c.d. side letter). Circostanza poi effettivamente verificatasi attraverso il deposito, successivamente

al 30.6.2021, data di chiusura dell'esercizio contabile 2021 (salvo che per Arthur Melo, il quale ha percepito gli importi stipendiali rinunciati nella stagione 2022/23 a titolo di incentivo all'esodo) di accordi economici di integrazione stipendiale».

Con questa manovra, la Juve avrebbe mirato a spostare «negli esercizi successivi (2022 e, per alcuni, anche 2023) i costi correlati agli importi rinunciati dai calciatori prima del 30.06.2021, con ciò peraltro violando il principio contabile di competenza economica e, dunque, in tal modo violando il principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega di A, in punto di equilibrio economico finanziario». Trema quindi il club, considerato che l’eventuale sanzione in entrambi i filoni dovrà essere afflittiva peggiorando quindi i risultati raggiunti sul campo. Ora che le coppe europee della prossima stagione potrebbero arrivare solo in base alla classifica finale di A, è prevedibile che i giudici, in caso di colpevolezza, si orientino a penalizzare la squadra rendendo ineffettiva la qualificazione alle Coppe. Senza contare poi che la Uefa rimane in attesa, con la facoltà di operare in estate un’esclusione per la prossima stagione se fosse stabilita la responsabilità del club in merito a operazioni compiute senza rispettare il Codice Sportivo. 

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