Juve, la difesa tiene Motta ai vertici, ma ora serve di più
Noioso pareggio a San Siro, Motta se la cava con la difesa e senza centravanti, ma servirà di più per tenere il passo. Intanto Bruno attacca Vlahovic: la Fiorentina ha fatto un affare
Torino, 24 novembre 2024 – Una difesa di ferro, ma un attacco che ha bisogno di scintille in più. L’attenuante: non c’erano centravanti e pure Nico Gonzalez era fuori. Vero, però la Juve di Motta a volte viaggia a ritmo compassato, senza accelerazioni che possano spaccare la partita e conta molto su una difesa di ferro, in grado di tenere a zero la casella delle sconfitte. Non è poco, tuttavia servirà aggiungere qualcosa alla fase offensiva per arrivare, realmente, a giocarsi i trofei. I numeri premiano Thiago, che sta ritoccando qualche record, ma resta innegabile il fatto che ai bianconeri serviranno importanti progressi per vincere più partite.
Da cinque anni non rimaneva imbattuta
Le statistiche difensive premiano le prestazioni della Juve di Motta, perché oggi la tenuta della porta difesa da Di Gregorio e Perin è ciò che fa guardare al futuro con maggior ottimismo, in attesa possa tornare una certa produzione offensiva. L’imbattibilità per 21 incontri, ci sono anche i dati di Allegri, riporta la Juve al 2019, quando la striscia, partita nel 2018, arrivò fino a 31 gare consecutive senza perdere. Si dice spesso che quando non si riesce a vincere diventa importante non perdere e Motta sta interpretando alla perfezione questo dogma. La rete inviolata è un altro dato positivo di questo primo quarto di stagione, soprattutto in trasferta dove i bianconeri hanno ottenuto cinque clean sheets su sei partite, un record raggiunto per la quarta volta nella storia. Il merito della Juve è quello non solo di non prendere gol, ma di concedere pochissimi tiri, inibendo spesso i pericoli negli ultimi venti metri. Infatti, nei migliori cinque campionati solo il Bayern Monaco ha concesso meno tiri (23) della Juve (40) segno di un equilibrio di squadra importante, come da prima richiesta del tecnico che vuole assolutamente evitare pericolose transizioni difensive. Tutto questo si traduce in 10 clean sheet in 13 partite di Serie A, eguagliata la Roma del 2011/2014, portando Motta a diventare il quinto allenatore della storia bianconera capace di non perdere nelle prime tredici giornate di campionato. Come lui solo Jesse Carver, Cestmir Vycpalek, Antonio Conte e Maurizio Sarri. Che ci sia, però, una certa difficoltà a vincere da un po’ di tempo a questa parte, considerando anche Max Allegri, è ben spiegato dai 17 pareggi in un anno solare, aspetto accaduto solo un’altra volta nella storia nel lontano 1956.
Ritrovare gli attaccanti
Va ovviamente sottolineata l’emergenza infortuni e assenze. A Milano Motta non aveva centravanti, perché al lungo degente Arek Milik si è aggiunta l’assenza di Dusan Vlahovic, fermato da un problema muscolare in nazionale. Il serbo non ha lesioni e proverà a recuperare per la Champions, ma la sua assenza contro il Milan si è sentita con McKennie e Koopmeiners scelti da Thiago per attaccare quello spazio lasciato libero dalla mancanza di un centravanti. Guardiola affermava, prima di Haaland, che la prima punta era lo spazio, ma poi la realtà dice che ogni tanto là davanti qualcuno nella zona centrale deve sbatterla dentro e su quello la Juve dovrà lavorare. A questo va anche sottolineata un’altra assenza importante, che è Nico Gonzalez, attaccante esterno, certo, ma spesso determinante anche davanti alla porta. Thiago, dunque, conta di sviluppare numero offensivi migliori quando avrà tutto il potenziale dell’attacco a disposizione.
L’affondo di Pasquale Bruno: “Con Vlahovic la Fiorentina ha fatto un affare”
A Torino l’argomento delle ultime settimane è senza dubbio Dusan Vlahovic. Al di là dell’infortunio, le prestazioni del serbo sono finite sotto la lente di ingrandimento, acuite dalle sue dichiarazioni in nazionale, che hanno lasciato sottintendere una richiesta eccessiva in fase difensiva da parte di Motta. I due si sono parlati e chiariti, ma sul serbo aleggia anche un rinnovo di contratto a ingaggio spalmato che potrebbe non firmare e, di conseguenza, portare a una separazione a giugno. Pasquale Bruno a Radio Deejay, ha picchiato duro sulla punta bianconera: “Oggi tutti ne parlano, ma già due anni fa sottolineavo che l’affare lo aveva fatto la Fiorentina a venderlo – il suo affondo – Per me resta un giocatore normale, mediocre e nelle partite decisive non segna mai”. Bruno torna poi sullo scontro diretto con l’Inter della stagione scorsa, quando la Juve di Allegri aveva la possibilità di tenere aperti i giochi per lo Scudetto prima di crollare nettamente in primavera. In quella partita Vlahovic mancò una clamorosa occasione sotto porta: “Se avesse fatto gol da cinque metri la Juve avrebbe vinto quella partita e forse lo scudetto”, la sua sottolineatura.
David costoso, spunta Delap
Poi il mercato. E’ evidente la necessità di ragionare sul reparto offensivo, non solo su questa stagione ma anche sulle prossime. Oggi servirebbe un vice Vlahovic, oppure aspettare Milk, ma se Dusan non rinnovasse bisognerebbe avviarsi verso la separazione a giugno con la necessità di trovare un sostituto. Il sogno è Jonathan David, ma l’attaccante del Lille, anche se a parametro zero, rischia di avere costi non sostenibili per la Juve considerando l’ingaggio pluriennale, al lordo, e le commissioni agli agenti. Praticamente verrebbe a costare quasi come se si pagasse il cartellino. Barcellona e altre big d’Europa sono avanti. Nei pensieri di Giuntoli resta Zirkzee, pagato 40 dallo United e forse in uscita dopo un inizio di stagione difficile. Non è l’unico sui taccuini, perché secondo Tuttojuve c’è un interessamento per Liam Delap, attaccante dell’Ipswich Town. Classe 2003, Delap ha segnato sei gol in undici partite di Premier League e si candida a sicuro protagonista del panorama europeo. Sembra pronto a spiccare il volo e gli scout bianconeri sono segnalati in Inghilterra per visionarlo da vicino. Per Transfermarkt il suo valore è di 15 milioni di euro.
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